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Anno edizione: 2009
Anno edizione: 2008
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«Lo riconobbe immediatamente, perché dei primi suoi incontri con Adele conservava una memoria lacerante, macari del più piccolo dettaglio. Era quel tailleur grigio da donna d'affari che aveva indossato appena passato il lutto stritto, quando era venuta a trovarlo in banca per firmare i documenti e doppo erano andati a mangiare per la prima volta insieme.»
Nel corso della sua lunga, sfolgorante carriera di alto funzionario di banca, Febo Germosino ha ricevuto tre lettere anonime. Adesso, nel primo giorno della sua nuova vita da pensionato, le ha allineate davanti a sé. Le prime due sono vecchie di decenni, l'ultima è recente e insinua dubbi sulla fedeltà della sua giovane e bellissima seconda moglie, Adele. È lei la protagonista di questo romanzo, una splendida femme fatale che ama indossare un apparentemente castigato tailleur grigio. Un vestito che per lei ha un profondo significato simbolico. Un significato che sarebbe stato molto meglio non conoscere mai... La letteratura di Camilleri è ricchissima di figure femminili, sempre seguite con una partecipazione amorevole, una sorta d'indulgente, quasi sorniona, profonda adesione alle loro carnali debolezze, una incuriosita attenzione all'attimo del cedimento, quando i freni inibitori si allentano per passione, per vendetta, per un semplice capriccio; per un attimo o per sempre; per malizia, per calcolo o per esplosione dei sensi. In queste pagine del più "francese" dei suoi romanzi, in questa affascinante, temibile Adele accarezzata dalla scrittura come da mani appassionate e al tempo stesso intimorite, si sentono echi di Maupassant, del Pierre Louys di "La donna e il burattino" e di tutti i classici della letteratura e del noir che ci hanno fatto sognare su certe dark ladies tanto incantevoli da amare nella finzione quanto pericolose da incontrare nella realtà.Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Uno dei peggiori libri di Andrea Camilleri che mi sia capitato di leggere, oltre al finale quanto mai prevedibile sono molte le incongruenze e le contraddizioni presenti al suo interno. Unica nota positiva la lunghezza.
Un romanzo piatto, dall’incedere lento e solo appena increspato dalla metamorfosi della protagonista e da un finale sommario. Scarsa attenzione è dedicata al protagonista maschile, la cui scelta di accettare il comportamento eufemisticamente disinvolto della moglie pur di non alterare il precario equilibrio su cui si regge il loro legame avrebbe necessitato di un approfondimento psicologico ben maggiore. Nel complesso una storia più torbida che noir, che solo “Un sabato, con gli amici” riesce a battere rubandole l’ultimissima posizione nella mia personale classifica di gradimento, dopo aver letto e apprezzato circa 50 romanzi di questo autore.
trama intrigante che ti lascia con il fiato sospeso fino all'ultima pagina anche se avrei voluto un finale diverso, ma lo consiglio
Recensioni
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Non finirà mai di stupire questo scrittore che a ogni romanzo (sono tanti e pubblicati con date ravvicinate) sembra voler offrire al lettore un nuovo volto, una freschezza e una versatilità narrativa che si rinnova di libro in libro e che stupisce in un autore che ha superato gli ottant’anni.
Ne Il tailleur grigio Camilleri ha scelto di utilizzare il “suo” linguaggio italo-siculo solo nella parte del narratore, i dialoghi tra i vari personaggi sono invece tutti in italiano letterario e la cosa contribuisce a dare una particolare vivacità e varietà alla pagina, segno che l’autore non si stanca mai di giocare con il suo stile e con i codici linguistici.
Nulla di giallo in questo romanzo così francese nelle psicologie dei personaggi anche se ambientato in Sicilia ai nostri giorni. Una storia piena di ineluttabile tristezza che vede come figura centrale del romanzo una bellissima donna affamata di sesso e di prestigio sociale. È suo il tailleur grigio del titolo, un vestito che viene indossato solo in particolari occasioni sempre come segno di morte e che rappresenta una specie di costume teatrale per la bionda e sensuale Adele, moglie del protagonista, che riesce a nascondere dietro la sobrietà dei comportamenti pubblici un’aridità e un’insensibilità che sgomenta e una condotta del tutto dissoluta.
Ma se lei è il motore di tutta la storia a viverla e a soffrirla in prima persona è Febo Germosino, un alto funzionario di banca che, rimasto vedovo e con un figlio che vive lontano, si era risposato con la bellissima Adele tanto più giovane di lui, anch’essa rimasta vedova dopo soli otto mesi di matrimonio, a causa di un incidente occorso al marito.
Il romanzo inizia con il rapporto tra i due coniugi già fortemente compromesso e molte cose precedenti il lettore le viene a sapere attraverso i ricordi del marito. Febo poi si affaccia su un futuro di noia e di solitudine, di ricordi e di inutili rimpianti: è appena andato in pensione e non c’è più il lavoro ad occupargli la mente.
Se la trama è già di per sé intrigante, lo sono ancora di più le psicologie dei personaggi e in particolare quella della femme fatale del romanzo, che seduce e spaventa anche il lettore più freddo e distaccato. Altrettanto interessante è il personaggio di Febo Germosino (una personalità di perdente che davvero ricorda alcuni protagonisti di Simenon), un uomo senza qualità con tanti soldi e buon prestigio sociale, con una sottomissione agli eventi e alla donna amata che ama guardare quasi con una sorta di feticismo e di cui accetta, per l’elemosina di qualche momento inebriante, i tradimenti ripetuti e la falsità quotidiana.
Anche l’ambiente circostante con la buona borghesia impegnata nelle opere umanitarie come diversivo alla noia, con una facciata di perbenismo che nasconde tanta volgarità interiore, è presentato da Camilleri con il distacco del grande scrittore che non impone giudizi ma fotografa la realtà.
Romanzo dalle mille sfumature e dai tanti motivi d’interesse, ancora una volta la prova di uno scrittore davvero di razza.
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