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Rivoluzione e terrorismo: un romanzo fantastico e grottesco ambientato tra le eminenze grigie della politica sovietica.
Questo singolare, imprevedibile, tagliente romanzo russo sovietico (come quasi tutti i romanzi russi di valore, inedito nell’Urss e pubblicato a Parigi, dove nel 1978 ha ricevuto il premio V. Dal¿ il maggiore per un’opera narrativa russa originale) si apre con due epigrafi che ne delineano lo spazio fantastico: la prima è di Marx e contiene la celebre esclamazione «Ben scavato, vecchia talpa! » rivolta all’azione rivoluzionaria; la seconda è di Gogol¿, il punto delle Memorie di un pazzo dove il protagonista, il povero funzionario Popriscin, si proclama re di Spagna. La talpa della storia, nata all’incrocio dell’idea marxiana e dell’immaginazione gogoliana (e del dostoevskiano «sottosuolo») è il convulso ma lucido monologo di una nuova forma di follia che investe chi vuole regolare da un sommo centro di potere il corso universale della storia. Il protagonista della Talpa è un funzionario sovietico, esperto di politica estera, uscito di senno e emarginato dal sistema, ma ancora avvolto nella vischiosa ragnatela di piani e intrighi sovversivi e terroristici, il cui oggetto è una misteriosa ed emblematica «Repubblica di S=F», ubicata nell’America Latina. In un’atmosfera grottesca e allucinata, dove il confine tra ragione e sragione individuale e politica si perde, il delirio del protagonista è la cifra del delirio di una situazione e apre squarci sorprendenti su un mondo surreale e kafkiano, nel quale fa la sua comparsa anche uno Stalin fantomatico e inquietante.
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