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Un racconto chiuso nello spazio di una nave da guerra ma aperto verso il mondo dei ricordi e delle difficili relazioni fra gli esseri umani. Un'indagine sull'equipaggio all'inizio della guerra del Vietnam: misteriosi rituali si sovrappongono alle insicurezze di una generazione segnata da quel terribile conflitto.
Dubus comincia la sua carriera di scrittore con questo romanzo ricco di sfumature, che già prefigura il suo lavoro più maturo. In mare, a bordo di una portaerei della Marina, il tenente Daniel Tierney si ritrova per la prima volta al comando del suo distaccamento di Marines. Un'infrazione di second'ordine, commessa dal giovane e promettente soldato scelto Ted Freeman, conduce a un'importante indagine che porta alla luce la presenza di rituali di iniziazione tra i membri dell'equipaggio. Combattuto tra il proteggere Freeman e salvaguardare la reputazione dei Marines, Tierney dovrà accettare la tragica realtà di un sistema che un tempo aveva idealizzato.
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Il Corpo dei Marines, forse la metafora che meglio incarna l’orgoglio degli ideali statunitensi. È nei varchi sottocoperta e sui ponti della portaerei Vanguard che Dubus sfata questo mito. Pur essendo stato lui stesso capitano dei Marines, non concede spazio a toni esaltati o melodrammatici alla narrazione. Quando la scelta del punto di vista è l’uomo, la sua fallibilità e la sua disponibilità a misurarsi coi propri limiti - e questo punto di osservazione è la costante di Dubus - diventa impossibile raccontare la purezza della proiezione di principi astratti, perché non c’è purezza nell’idealizzazione. Dubus ci parla, invece, della “grande menzogna”, delle falle di un sistema che punta non solo a valori positivi, alti, ma li sostiene associandoli all’implicita necessità di esprimere e affermare la mascolinità di quel mondo, portata all’estrema espressione del machismo e di tutto ciò che comporta. Da questo presupposto nasce e si articola la vicenda narrata. Dubus ci coinvolge nei dubbi e nell’intima sofferenza del Tenente Dan, legato a valori che sono il suo riferimento, la sua traccia, ma che vede sfaldarsi dentro le zone d’ombra della vita a bordo della Vanguard. La violenza, l’abuso, il sopruso, l’omertà…i deboli oltraggiati che sono a loro volta oltraggio all’etica del Corpo che rappresentano. Attraverso il Tenente Dan e tutti gli altri personaggi altrettanto protagonisti, Dubus racconta un mondo fatto di gerarchie e leggi rigide, di pregiudizi e meschinità, dove non c’è altro angolo di prospettiva, e sopravvivere significa incunearsi in quell’unico angolo. Ma l’uomo di Dubus è uomo per davvero. Pensa, riflette, cambia punto di vista ogni volta che il suo sguardo incontra un suo simile. Un uomo come il Tenente è per questo l’anello debole del sistema, ma è anche quello che per il suo coraggio e la sua umanità si oppone, e mette in luce la “grande menzogna” con la quale conviviamo ogni volta che separiamo i valori dall’uomo che deve rappresentarli.
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