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Ho trovato l'intero libro un po' troppo forzato, senza colpi di scena e suspense. L'eroe, che a mio avviso eroe non è, si ritrova direttamente catapultato in un'avventura, dove in realtà il segreto che doveva essere scoperto era già di dominio di molti, e dove il caso viene risolto grazie a delle semplici sensazioni ed azioni mistiche (che mi hanno lasciato un po' perplesso)
Dante è «lo mio maestro e ‘l mio autore»: di lui amo la straordinaria capacità visionaria, la certezza di un mondo migliore possibile, la dignità nella sventura. Elementi tutti che ho ritrovato nelle Terzine perdute di Dante di Bianca Garavelli, apprezzata dantista che in questo romanzo - scritto in una prosa elegante e scorrevole - dà prova di saper costruire un intreccio coinvolgente, giocato su due piani temporali: il Trecento e la città rifugio di Parigi del grande fiorentino, che grazie alla poesia può letteralmente salvare il mondo, e il qui e ora di Riccardo, filologo per passione, insegnante per necessità. Tempi, luoghi, vicende che corrono paralleli per poi acquistare forza e significato gli uni dagli altri, fino al finale che, in crescendo emozionante, rende ragione della luce non scontata del Paradiso .
Chi mi conosce sa certamente che questo libro ha costituito per me un grosso scoglio. Esatto. Non "Anna Karenina", non "La Gerusalemme liberata", ma questo romanzo. Dopo aver letto le prime pagine per ben due settimane ho cercato di ignorarlo, ho accampato scuse per rimandare l'incontro con quella storia che già avevo capito non mi sarebbe piaciuta, ma poi ho preso coraggio ed un sabato di settembre con enorme fatica l'ho terminato. La liberazione è stata così grande da far risuonare nella mia mente l'Alleluia. Eppure le premesse per una buona lettura c'erano tutte: Dante ed una dantista che scrive una storia proprio sul sommo poeta. Ed invece no amici, perché conoscere un certo argomento non significa per forza riuscire a metterlo nero su bianco con maestria, chiarezza ed uno stile appropriato alla materia di cui si sta parlando, ed infatti Bianca Garavelli non ci è riuscita. "Le terzine perdute di Dante" è un thriller privo di mordente, di effetto sorpresa e di suspense. Una storia con protagonista un improbabile alter ego di Dante, che viene catapultato in una vicenda intricata ed oscura, nella quale il lettore non riesce ad orientarsi. Alla fine del romanzo, poi, non si capisce neanche dove l'autrice volesse andare a parare, cosa volesse far comprendere ai suoi lettori e per quale motivo abbia deciso di scomodare il sommo poeta per dar vita ad una narrazione così insulsa. Insomma, è chiaro che la Garavelli conosca molto bene Dante, il suo pensiero e le sue opere, ma non è stata in grado, attraverso di essi, di creare un romanzo convincente ed un thriller che possa definirsi tale. In sintesi "Le terzine perdute di Dante" è un'opera che non consiglierei neanche al mio peggior nemico.
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