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Anno edizione: 2018
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Beh, non mi metto a fare comparazioni con gli illustri predecessori e contemporanei: mi perderei. Questo scrittore israeliano sa il fatto suo; è relativamente giovane ed è un degnissimo erede e prosecutore del talento unico e tanto diffuso nei figli di Israele dai tempi della Torah. «Era una donna, e come ogni donna conteneva in sé la promessa di una consolazione. O almeno così credeva Novak, prima di vederla sgozzare due agenti.» Qualcuno una volta mi rimproverò di avere il pregiudizio (positivo) che gli ebrei abbiano la scrittura nel genoma. Non posso certamente escludere che esistano scrittori di origine ebrea mediocri, è che non mi viene in mente un singolo nome da fare. Forse ho la memoria corta, o solo fortuna, oppure so scegliere bene. Anche se di pregiudizio si trattasse, mi sembra sia evidente che, per attitudine, studio, esperienza, pratica e cultura - da qualsivoglia angolo del globo si esprimano - abbiano una marcia in più, tanto quanto gli inuit a costruire igloo. «I figli del popolo eletto non scalano montagne, non passeggiano per sentieri e si sgranchisco le ossa solo una volta al giorno, verso sera. Per loro, il lavoro più nobile è studiare, e il comandante più potente è colui che domina il suo istinto. Trascurano il corpo per dedicarsi a elevare lo spirito, perché sono convinti che è meglio uno spirito sano in un corpo malato, che uno spirito malato in un corpo sano. Chi vuole intendere intenda.» Ben congegnato, avventuroso, appassionante e condito con gustosa ironia.
Siamo in territorio russo al tempo dei pogrom, nel 1894. L’impero russo è impegnato su due fronti nel contenimento della popolazione ebraica, l’ostracismo (l’allontanamento in ghetti) e il rapimento/reclutamento di giovanissimi figli ebrei per essere riconvertiti in militari russi da utilizzare nell’adempimento delle missioni di combattimento attraverso un vero e proprio lavaggio del cervello. Nel frattempo, le piccole popolazioni ebraiche residenti cercano di sopravvivere racchiuse in sé stesse e mantenendo le proprie usanze. Questo è il contesto in cui si svolgono i fatti. Ci sono due sorelle, Fanny e Mende, la prima forte e determinata, la seconda debole e remissiva. Il libro inizia con la lettura di un giornale di annunci nel quale le mogli cercano i propri mariti; Mende è una di queste, il marito è fuggito di casa lasciandola poverissima con due bambini. Lei non ce la fa, tenta il suicidio, poi resta immobile ad aspettare allungata in un letto. “Succede che le persone si distacchino dalla realtà per sprofondare nel domani o nello ieri, in sogni e angosce”. Fanny è diversa. Inizia una bizzarra e incredibile, al limite dell’inverosimile, ricerca del marito di Mende. Dalla semplice spedizione fai da tè alla ricerca del marito di Mende, Fanny diviene braccata, tacciata per brigante, calunniata, inseguita, venduta dagli ufficiali russi. Cercano di ucciderla e non ci riescono, ma finiscono per autoflagellarsi e, nonostante tutto, lei continua nella sua ricerca. Tutto è talmente tanto assurdo, sorprendente, fuori dell’immaginario. Fanny si ritrova in situazioni in cui si pensa che non ci sia via d’uscita se non la morte o peggio. Fanny è una dolce, mansueta, ragazza ebrea che non teme di usare il coltello per difendersi, quando serve, e scopre che non può contare su nessun altro. È “La voce di una donna per bene che desidera ringraziare il Santo Benedetto Egli Sia per avergli elargito la sua misericordiosa generosità". Tikkun: vendetta o riparazione?
Apparentemente una " armata Brancaleone " ebraica a tratti assurda , a tratti profonda. Al termine della lettura , però, non si può non rimanere affascinati dai pensieri che ogni personaggio esprime nella propria intimità, da una parte all'altra della barricata. Un racconto picaresco in chiave ottocentesca. Una vera sorpresa ...
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