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Togliatti e Stalin. Il PCI e la politica estera staliniana negli archivi di Mosca - Elena Aga Rossi,Victor Zaslavsky - copertina
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Togliatti e Stalin. Il PCI e la politica estera staliniana negli archivi di Mosca
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Descrizione


Tema fra i più spinosi e discussi nella storia dell'Ilalia repubblicana, il rapporto tra il Pci e l'Unione Sovietica negli anni della guerra e del primo dopoguerra è affrontato qui a partire da un'ampia documentazione di parte sovietica: soprattutto dai resoconti degli incontri di Togliatti e degli altri dirigenti del Pci con l'ambasciatore sovietico emerge un quadro stupefacente dell'allineamento del partito italiano agli obiettivi della politica estera sovietica. Gli autori mostrano come le scelte politiche del Pci - dalla svolta di Salerno alla questione di Trieste, alla «rivoluzione mancata», all'atteggiamento sul rimpatrio dalla Russia dei prigionieri, all'opposizione al Piano Marshall - fossero largamente determinate dalle esigenze della politica estera di Stalin. La «doppiezza» comunista non risiedeva tanto nella compresenza di un'anima legalitaria e di un'anima rivoluzionaria, quanto nella doppia identità di partito nazionale e frazione di un movimento comunista internazionale guidato dall'Unione Sovietica.
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Dettagli

2018
Tascabile
25 gennaio 2018
408 p.
9788815274410
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Indice

Prefazione alla seconda edizione
Introduzione
I. L'Unione Sovietica staliniana e il movimento comunista internazionale
1. La politica estera staliniana e il suo sviluppo
2. Stalin e il controllo del Comintern: le radici della doppiezza comunista
3. Il patto tedesco-sovietico e i partiti comunisti europei
4. I partiti comunisti dopo l'attacco tedesco all'Unione Sovietica
II. I piani sovietici per l’ordinamento europeo postbellico
1. Gli obiettivi sovietici per il dopoguerra e la strategia per l'Europa orientale
2. La strategia sovietica per la zona d'influenza occidentale: il riconoscimento del governo Badoglio e la svolta di Salerno
3. L'incontro Stalin-Thorez (novembre 1944)
4. La storiografia italiana di fronte alla svolta di Salerno
III. Il PCI: partito di opposizione e di governo
1. L'Italia divisa nel mondo bipolare
2. Il PCI: partito di massa e di governo
3. Il PCI e il movimento partigiano
4. L'epurazione
5. Il Pci alla ricerca di alleati
IV. Il PCI nella politica estera italiana e il problema di Trieste
1. La presenza comunista nel ministero degli Esteri
2. La questione di Trieste
3. L'evoluzione della posizione comunista sul problema di Trieste
4. L'incontro Tito-Togliatti: la proposta di scambio fra Trieste e Gorizia
5. La rottura tra Tito e Stalin e il riconoscimento dell'italianità di Trieste
V. La questione dei prigionieri di guerra italiani nell'URSS
1. I prigionieri di guerra italiani nei campi sovietici
2. Il PCI e la questione dei prigionieri
3. Il ritorno dei prigionieri italiani e il mito sovietico
VI. Le radici dell'autarchia comunista e il rifiuto del piano Marshall
1. La «democrazia progressiva» e il programma economico del PCI
2. L'accordo mancato: le relazioni economiche italo-sovietiche
3. Dalla collaborazione al confronto: il rifiuto sovietico del piano Marshall
4. Il Cominform e il rifiuto del piano Marshall da parte del PCI
VII. Il PCI dalla collaborazione al confronto
1. Dalle elezioni per la Costituente alla estromissione dal governo
2. L'esclusione delle sinistre dal governo
3. Il Cominform e il rovesciamento del corso politico del PCI
4. L'apparato paramilitare comunista
VIII. L'insurrezione armata e le elezioni del 1948
1. Il problema dell'insurrezione armata
2. L'Italia verso la guerra civile?
3. L'insurrezione armata: Togliatti e le direttive da Mosca
4. La sconfitta elettorale dell'aprile 1948
IX. Il PCI negli ultimi anni di Stalin
1. Il PCI e il nuovo quadro internazionale
2. I finanziamenti dell'URSS al PCI
3. Il movimento per la pace
4. I dirigenti del PCI come stalinisti
Conclusione
Appendice
Note
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Lapo
Recensioni: 2/5

Il libro si propone di dimostrare la completa subalternità di Togliatti ai voleri di Stalin, ricalcando la tesi esposta nel 1946 da John Edgar Hoover, direttore dell’FBI. Perciò si citano ordini di Stalin e dei dirigenti russi che avrebbero manovrato il leader italiano; e allo stesso tempo, come si sostiene nel volume, Tito affermava che il PCI «si lasciava guidare da Badoglio o dal conte Sforza»; sulla questione di Trieste, pur con le rituali tortuosità, Togliatti convinse Stalin e altri leader comunisti della propria visione; e nel 1947 il segretario del PCI, per la sua scelta di perseguire la via parlamentare e autonoma, fu duramente contestato da Ždanov per conto di Stalin. Evidentemente le cose sono ben più complesse di come possono essere viste con il filtro di un anticomunismo viscerale. La ricostruzione, che per i toni ossessivi pare scritta in piena guerra fredda, vede da un lato i tiranni comunisti e dall’altro una schiera di politici ingenui e mansueti: non una parola su Gladio, sui finanziamenti americani alla DC, sulle interferenze del Vaticano nell’immediato dopoguerra, dati che invece avrebbero aiutato il lettore a farsi un quadro d’insieme. Fra le fonti sono presenti relazioni dell’amministrazione americana dell’epoca e perfino un rapporto del SIFAR; nonché un ameno documento del quale «non è possibile, allo stato della documentazione, stabilire l’autenticità e la provenienza». E che quindi necessita di un atto di fede. Lavoro storico? Mah…

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Lapo
Recensioni: 2/5

Il libro si propone di dimostrare la completa subalternità di Togliatti ai voleri di Stalin, ricalcando la tesi esposta nel 1946 da John Edgar Hoover, direttore dell’FBI. Perciò si citano ordini di Stalin e dei dirigenti russi che avrebbero manovrato il leader italiano; allo stesso tempo, come si sostiene nel volume, Tito affermava che il PCI «si lasciava guidare da Badoglio o dal conte Sforza»; sulla questione di Trieste, pur con le rituali tortuosità, Togliatti convinse Stalin e altri leader comunisti della propria visione; e nel 1947 il segretario del PCI, per la sua scelta di perseguire la via parlamentare e autonoma, fu duramente contestato da Ždanov per conto di Stalin. Evidentemente le cose sono ben più complesse di come Hoover le poteva vedere filtrate dal suo anticomunismo viscerale. La ricostruzione, che per i toni ossessivi pare scritta in piena guerra fredda, vede da un lato i tiranni comunisti e dall’altro un schiera di sprovvedute verginelle: non una parola su Gladio, sui finanziamenti americani alla DC, sulle interferenze del Vaticano nell’immediato dopoguerra, che invece avrebbero aiutato a capire il contesto. Fra le fonti brillano relazioni dell’amministrazione americana dell’epoca e perfino un rapporto del SIFAR, e anche un ameno documento del quale «non è possibile, allo stato della documentazione, stabilire l’autenticità e la provenienza». E che quindi necessita di un atto di fede. Lavoro storico? Mah…

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Ugo Apruzzese
Recensioni: 5/5

Questo libro rende chiaro, grazie a nuova documentazione resa disponibile dagli archivi russi, ciò che è stato per lungo tempo sottaciuto: il Pci era un partito assolutamente organico all'organizzazione comunista internazionale capeggiata da Stalin. Gli obiettivi di Togliatti erano quelli stabiliti da Stalin: la costruzione di un clima favorevole all'instaurazione di una società comunista sotto la direzione dei sovietici. La presunta originalità del partito comunista italiano, così come l'accettazione dei metodi democratici, erano dettati da esigenze tattiche e non strategiche. Il Pci non ha mai rinunciato all'opzione rivoluzionaria e per questo i partigiani comunisti riconsegnarono le armi solo in minima parte dopo la liberazione. Il 18 aprile 1948 l'Italia ha rischiato realmente di finire in mano a una forza massimalista e a un partito, il Pci, finanziato da Mosca almeno fino al 1979, contrario al piano Marshall, convinto che presto il comunismo avrebbe trionfato nel mondo e il capitalismo sarebbe stato distrutto. Stalin era il capo indiscusso ed era osannato e riverito da tutti i dirigenti comunisti dell'epoca, che prendevano ordini dall'ambasciatore sovietico in Italia. Interessante, anche se non nuovo, l'aspetto relativo all'organizzazione paramilitare del partito comunista, mai utilizzata, ma nei fatti pronta in caso di necessità e, soprattutto, di un ordine di Stalin, ad imporre con la forza ciò che non era raggiungibile con metodi democratici. Paradossalmente ci ha salvato lo stesso Stalin che era contrario a un colpo di mano in Italia per evitare ritorsioni americane e per salvaguardare i paesi dell'est, già sotto il giogo comunista sovietico. La lungimiranza di De Gasperi, che mise presto l'Italia al sicuro sotto l'ombrello della Nato ha fatto il resto e ha permesso all'Italia di rimanere un Paese libero. Il libro ha un taglio storiograficamente corretto ed è supportato da note che riportano tutti i riferimenti documentali.

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Elena Aga Rossi

1940, Cortina d'Ampezzo

Laureata in Lettere e Filosofia, Elena Aga-Rossi ha insegnato in diverse università, nonché alla Scuola Superiore della Pubblica Amministrazione. Con il Mulino ha pubblicato numerosi volumi tra cui: L'Italia fra le grandi potenze. Dalla seconda guerra mondiale alla guerra fredda (2019), l’antologia Gli Stati Uniti e le origini della guerra fredda (1984), Una nazione allo sbando (1993, III ed. 2006), Togliatti e Stalin (con Victor Zaslavsky, 1997, II ed. 2007), Una guerra a parte. I militari italiani nei Balcani 1940-1945 (con Maria Teresa Giusti, 2011), Cefalonia. La resistenza, l’eccidio, il mito (2017).

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