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Un romanzo breve tra utopia e distopia, che affascina e interroga il lettore sul potere della lingua, sul ruolo della bellezza e sui confini del vivere comune.
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Tokyo, 2036. Makina Sara è l'architetta vincitrice del bando per la costruzione di una torre-prigione nel cuore della capitale nipponica. L'idea del progetto si basa sul concetto contenuto nel libro di Masaki Seto, "Homo miserabilis", dove l'uomo imprigionato non è più definito come "criminale" ma come "degno di empatia", e per questo meritevole di una struttura in cui possa vivere serenamente, con condizioni migliori di vita, e la possibilità di raggiungere la felicità. Una torre non più prigione, ma oasi di salvezza. Le idee alla base di questo romanzo sono interessantissime: l'importanza della lingua in ogni aspetto della vita, perché il modo in cui pensiamo a qualcosa o i termini che utilizziamo per parlarne modellano la forma che quella cosa prende nelle nostre menti e quindi nelle nostre vite; cambiando i termini utilizzati è possibile cambiare i nostri sentimenti; la violenza perpetrata dalle parole e la violenza fisica che si intersecano e danno più corpo ai traumi; l'anglicizzazione delle lingue (in questo caso specifico del giapponese) e l'appiattimento di una multiculturalità senza confini; la perdita di identità dei paesi e dei popoli con la perdita dell'attaccamento alla propria lingua madre; le riflessioni sull'architettura e sulle costruzioni di parole; con l'introduzione dell'AI e il suo utilizzo in ogni ambito, si finirà col perdere la passione (e la necessità) della ricerca e dello studio? Un romanzo quasi utopico, ambientato in una Tokyo leggermente diversa da quella reale, dove lo stadio di Zaha Hadid è stato realizzato e, senza covid, le Olimpiadi hanno avuto luogo nel 2020 come da programma...quindi sì diversa, ma del tipo che Gwyneth è inciampata in una delle stazioni della metro e poco più. Qudan gioca bene con le parole per costruire un'impalcatura un po' troppo pericolante, uno scheletro con molte idee e poca sostanza. Recensione completa sul blog "Lego, Legimus"
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