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Tolleranza, responsabilità e stato di diritto >è quello che si dice un bel libro. È una raccolta di undici saggi, pubblicati fra il 1986 e il 2002 in lingua spagnola su note riviste internazionali, cui si aggiunge un lavoro inedito, raccolti in tre parti dedicate rispettivamente a problemi di etica applicata, all'analisi di alcuni concetti morali e politici, a temi di filosofia politica.
La pubblicazione di questo volume non poteva avvenire in un momento più opportuno, giacché i saggi toccano tutti temi di grande attualità. Tanto per fare qualche esempio. La guerra può essere strumento di difesa dei diritti umani? In altre parole, attribuire alla guerra l'aggettivo di "etica" le consente di non essere strumento dei "moralisti politici" e causa di una spirale di violenza da cui sembra non potersi uscire, correndo il rischio di spezzare "il filo della prudenza politica coltivata dal 'politico morale'"? La corruzione e il suo conflitto con la democrazia. L'analisi dei doveri positivi, la riflessione sulla nozione di libertà e sulle ragioni dello stato sociale (niente di più attuale nel presente contesto italiano delle riforme costituzionali). O, ancora, l'analisi del concetto di tolleranza: tollerare è avere ragioni per permettere un comportamento che si può impedire e, si noti, "buone ragioni sono quelle che nascono da un atteggiamento imparziale, cioè dalla considerazione degli interessi degli altri individui quali esseri autonomi, capaci di formulare piani di vita che sono da rispettare fintantoché non violino il principio del danno (...), o non siano espressione di una incompetenza di base, che dia origine a forme di paternalismo eticamente giustificabile". Non si tratta, insomma, né della tolleranza spicciola né di quella tolleranza che fa il paio con il relativismo morale, che nulla ha da dire su pratiche culturali come quella di "cremare le vedove in India" o sulla sistematica discriminazione delle donne.
I saggi tradotti in questo volume di Ernesto Garzón Valdés rappresentano solo una minuscola parte del grande lavoro scientifico svolto dall'autore, ma è una parte importante, per varie ragioni. Lo è per se stessa, perché l'autore, un argentino che ha alle spalle lunghi anni di esilio, è certamente una delle personalità più acute e influenti nella comunità filosofica di lingua spagnola. Lo è per i temi scelti. Lo è perché questo libro può essere etichettato, parafrasando una locuzione che piace all'autore, come "un libro ponte". Garzón Valdés chiama "ragioni ponte" quelle che permettono "il passaggio degli argomenti in una doppia direzione": sono ragioni che pretendono l'abbandono del fanatismo e del fondamentalismo perché ciascun argomento dev'essere razionalmente comprensibile, deve poter essere inteso, senza necessariamente essere accettato, da coloro cui si dirige e da coloro che vogliano partecipare al dibattito.
Questi saggi offrono "ragioni ponte" su più livelli. Le offrono ai filosofi in senso stretto, poiché apportano argomenti finemente elaborati e approfonditi, argomenti che sollecitano la riflessione e il contraddittorio. Ma le offrono più in generale a chi leggerà il volume, giacché l'importanza dei temi trattati non ha impedito all'autore di rendere l'analisi fruibile a chiunque voglia confrontarsi con un'opinione ponderata e abbia voglia di riflettere sulla società contemporanea. E questo non stupisce poiché, come segnalano anche i curatori Paolo Comanducci e Tecla Mazzarese, Ernesto Garzón Valdés possiede l'arte dell'"aprire cammini", non solo perché ha fatto suo quel lavoro, meno appariscente dell'inventare sistemi morali, che consiste nell'analizzare concetti, argomenti e ideologie, aprendo nuove strade d'indagine; ma anche perché i temi affrontati sono quelli con cui ciascun individuo ha a che fare nella realtà contemporanea e sui quali è invitato a riflettere.
Certo, tutta questa ragionevolezza e apparente neutralità dell'analisi può sembrare sospetta. Il fatto è che non si tratta affatto di neutralità, anzi la scelta di campo di Ernesto Garzón Valdés è chiara, netta, decisa. La sua adesione alla democrazia liberale, e la sua sincera e ponderata credenza in essa, è il filo conduttore di tutto il suo lavoro. Lo stato di diritto costituzionale, democratico e liberale è per l'autore la migliore forma di governo, che coniuga il valore centrale dell'autonomia di ciascuno con la tutela dei diritti fondamentali (il coto vedado ). L'opera di Garzón Valdés offre un buon esempio di equilibrio fra le diverse istanze che derivano dal modello della democrazia costituzionale: la centralità dell'individuo, kantianamente considerato sempre come un fine e mai come un mezzo; il rispetto della sua autonomia attraverso l'uso della regola di maggioranza per prendere decisioni collettive; la tutela dei diritti fondamentali trincerati con una forma di costituzionalismo rigidissimo entro uno spazio immodificabile.
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