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TITOLO: Tra asilo e esilio Romanzo epistolare; AUTORE: Matvejevic Predrag; EDITORE: Meltemi; COLLANA: Contaminazioni 8 - ; 1997 - CONDIZIONI: in 16°, bross. edit. ill., minime bruniture - it. prima ed. - trad. di Lionello Costantini - BUONE CONDIZIONI
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Il libro raccoglie stralci di un epistolario scritto tra gli anni ‘70 e ‘90. Si distinguono almeno due modelli: i Brani scelti dalla corrispondenza con gli amici di Gogol e Herzog di Saul Bellow. Si potrebbero anche citare le Lettere da Francia e Italia dell’esule Alexandr Herzen e le Lettere filosofiche di Petr Jakovlevic Caadaev, opera che costò al suo autore l’isolamento per alienazione mentale imposto dallo zar Nicola I. Matvejevic divide i brani in tre parti. La prima parte, Eroidi, evoca Ovidio, altro modello classico, suggerito in postfazione - in realtà una lettera ai lettori - da Brodskij. Gli eroidi sono i morti e i sopravvissuti ai gulag e alla censura. Qui spiccano brani su Karlo Stajner e i suoi 7000 giorni in Siberia, su Siniavskij, Brodskij e Solzenicyn. Di quest’ultimo Matvejevic ammira l’opera somma, Arcipelago Gulag, di poco successiva a quella di Stajner, ma individua nel metodo cumulativo un modello di racconto che ha avuto cattivi adepti e, soprattutto, non condivide le idee politiche. Tra gli “eroidi” è doveroso annoverare anche lo zio e il nonno di Matvejevic. Lo scrittore ha origini ucraine, figlio di un emigrato russo. La corrispondenza da Odessa, contenuta nella cronaca dalla Russia che apre il libro, una lettera scritta per il padre malato di cancro, è a mio avviso la parte migliore tra i brani raccolti nel volume. La seconda parte s’intitola Steli. Proseguono gli itinerari sovietici, che contengono un lungo confronto con Sanguineti, e le lettere su perseguitati dal regime sovietico, Salamov, Sacharov, e altri scrittori invisi come l’amico Danilo Kis, autore di Una tomba per Boris Davidovic. Gli Epitaffi compongono la terza parte e ricordano vittime riabilitate del Terrore di Stalin: Bucharin, Kropotkin, Gorkij, Trockij, Otok. Precede i brani una raffinata semiotica della riabilitazione, tra menzione e monumento. Ultima parte, gli Apologhi, raccoglie brani scritti intorno al periodo della dissoluzione dell’Unione Sovietica.
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