L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri
IBS.it, l'altro eCommerce
Cliccando su “Conferma” dichiari che il contenuto da te inserito è conforme alle Condizioni Generali d’Uso del Sito ed alle Linee Guida sui Contenuti Vietati. Puoi rileggere e modificare e successivamente confermare il tuo contenuto. Tra poche ore lo troverai online (in caso contrario verifica la conformità del contenuto alle policy del Sito).
Grazie per la tua recensione!
Tra poche ore la vedrai online (in caso contrario verifica la conformità del testo alle nostre linee guida). Dopo la pubblicazione per te +4 punti
Tutti i formati ed edizioni
Promo attive (0)
L'assunto che guida Pierpaolo Fornaro nel suo saggio, accurato e puntuale nella descrizione di passaggi e svolte epocali, su una materia così vasta e per certi versi inesauribile come è la tradizione della tragedia all'interno della cultura occidentale, è che il tragico sia "esperienza probante della generale condizione umana", a rammentare all'individuo "senso e valore di precario esistere oltre ogni contraria fiducia". Il tragico così, trattato più come motivazione speculativa o concetto filosofico, che non come vero e proprio genere letterario, diventa il filo conduttore che consente all'autore non solo di riconoscere già in Omero alcuni tratti che saranno poi propri della tragedia nella sua espressione più compiuta, vale a dire quella attica del V secolo, ma anche di rilevare una continuità con la tradizione successiva, fino ai nostri pensieri più attuali. A partire dalle sue manifestazioni nei poemi omerici, il tragico è subito tensione tra forze dell'ordine e forze del disordine, tensione che travolge soprattutto lo spazio dei mortali e sui quali inevitabilmente si esercita. Ma è solo con la tragedia attica, e soprattutto con Euripide, che una riflessione veramente cosciente si accende e si amplia sul lascito iliadico e odissiaco: l'individuo è portato adesso e d'ora in poi a prendere coscienza del disordine etico del mondo, dell'assenza di giustizia e della carenza di senso. L'intensità ossessiva dell'interrogarsi e l'attenzione ai fattori caratteriali sono qui individuati come necessità del tragico fin dal suo nascere, elementi originari e costitutivi che consentono di stabilire quella continuità nel tempo della "tragedia di carattere", secondo la definizione di Aristotele, le cui varie modulazioni contraddistinguono l'intera tradizione nostra, non solo letteraria: il tragico come illustrazione di un destino culturale.
Domenico Gioda
L'articolo è stato aggiunto al carrello
L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri
Siamo spiacenti si è verificato un errore imprevisto, la preghiamo di riprovare.
Verrai avvisato via email sulle novità di Nome Autore