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Anno edizione: 2019
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Senza rinunciare a una prosa raffinata e avvolgente, in questo libro Alan Pauls ci appare non solo in veste di scrittore, ma come un lettore in stato di trance che trova nella scrittura l’occasione di continuare a leggere per sempre.
«Pauls descrive un rapporto viscerale, fisico, un rituale antico quanto la lingua. Un atto che può essere solo esclusivo, ed è questa "la sua perversione, il suo anacronismo, e anche la sua potenza". Forse l'unico specchio che l'umanità ha per guardarsi» - Jessica Chia, La Lettura
“Alan Pauls è la cosa migliore che poteva succedere alla letteratura argentina dopo Manuel Puig.” - Ricardo Piglia «Scopre molto presto che niente gli interessa più di leggere. Legge tutto quello che può, tutto quello che trova. Legge anche quello che non capisce» Così si apre Trance, il libro che Alan Pauls dedica alla lettura.Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Divertente saggio sulle caratteristiche del lettore, compulsivo, onnivoro, viste da uno scrittore. Analisi interessanti, a volte curiose e divertenti delle tipologie di lettori, dove non è difficile trovare similitudini con se stessi, come lettore.
Recensioni
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Capita a volte, passando casualmente davanti ad uno specchio, di indugiare sul nostro riflesso, come fosse quello di uno sconosciuto sul conto del quale l’incontro fortuito può svelare dettagli ancora ignoti. Quando la lettura diventa una passione totalizzante al punto che, non solo ci definiscono in base a essa gli amici, ma noi per primi ci etichettiamo con l’identificativo di lettore, accade pressappoco la stessa cosa con i libri. Succede cioè, che se nel bel mezzo di un romanzo compaiano, inaspettate, righe dedicate a questa figura, ci tuffiamo a capofitto con quel sentimento di curiosità descritto sopra. Così fu, ad esempio, con Panorama di Tommaso Pincio; le sorti del suo protagonista-lettore, Ottavio Tondi, data la completa immedesimazione, mi tennero con il fiato sospeso come di fronte al racconto della mia stessa vita.
Altre volte invece gli specchi ce li andiamo a cercare: abbiamo bisogno di un contatto visivo con noi stessi per rassicurarci che tutto sia in ordine.
Se un libro, addirittura nel sottotitolo, spudoratamente, si autoproclama Autobiografia di un lettore, allora non ci sono alternative se non quella di soggiacere impotenti al suo richiamo. La speranza è che le pagine ci rimandino, come fossero pozze d’acqua in cui Narciso trovava rassicurazioni della propria bellezza, conferme corroboranti per la nostra autostima. Ogni singola sfumatura della passione condivisa con il protagonista, sia essa vezzo o prassi, perfino inciampo, non solo smantella la tesi di chi ci reputa stravaganti, al limite dell’invasato, poiché prova l’esistenza di altri della nostra specie, in più ci inorgoglisce, anzi ci galvanizza, considerata la caratura di quel nostro doppio, che è un affermato scrittore.
Trance. Autobiografia di un lettore (136 pagine, 12 euro) è l’ultimo libro di Alan Pauls, uno dei più apprezzati autori argentini contemporanei (qui l’articolo sul suo Il passato). Lo ha pubblicato in Italia Sur, tradotto da Gina Maneri.
Diviso per voci che – come precisato – seguono l’ordine alfabetico del testo in lingua originale per rispettarne la logica interna, conta solo poco più di cento pagine eppure non è affatto uno specchiettino per le allodole. È una superficie bella ampia capace di rifletterci con estrema nitidezza mentre siamo nella «posa di lettore».
Trance di Pauls può essere letto con diverse modalità. Ottimo come compagno di viaggio. Vi intratterrà quel paio d’ore, stravincendo in quando ad attrazione, sul paesaggio fuori dal finestrino, del quale scorre molto più agevole e veloce, tanto che, anche nel caso in cui sediate su un treno ad alta velocità, vi sembrerà che il tragitto non sia durato niente. Parimenti sarà partner egregio in una delle programmate sessioni di lettura domestica “«ve il tempo vostro primo. E di voi si spende la miglior parte». Là, al contrario, dilaterà le ore, quindi il piacere, inducendovi a continue pause meditative, parentesi di rilettura, interruzioni per sottolineare quanto vorreste mandare a memoria.
Vi regalerà, in ogni caso, sorrisi e sonore risate come capita le volte in cui ci cogliamo in un atteggiamento buffo.
Alan Pauls ha scritto un libro colto, acuto, vivace e sincero. Un bocconcino ghiotto per i famelici e goderecci lettori che non disdegnino né una riflessone seriosa, né una genuina sghignazzata alle proprie spalle, generate ambedue dallo spiarsi nell’atto di consumare, irriducibili, la loro perversione.
Recensione di Antonietta Molvetti
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