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Prestipino disegna un sogno di mondo possibile chiamato "transmodernità": regno dell'etica e della responsabilità e della pace "globale", contrapposto a una modernità dominata dal consumo e dalla minaccia di apocalisse ambientale. Questa scommessa veramente filosofica, "ermeneutica e teorica", è affidata alle pagine dell'ultimo saggio del volume, dedicato a Gramsci come "pensatore sistematico". I Quaderni del carcere sono qui riletti in stretto rapporto con la nostra attualità, in grado cioè di suggerire un punto di vista conoscitivo e anche una possibile prassi di fronte alla prospettiva del "capitale globalizzato". Ridiscutendo alcuni concetti-chiave gramsciani, come "il binomio Stato-società civile" o il rapporto problematico fra "senso comune" e "scienza" ovvero "specialismo", l'autore fornisce infatti una serie di "rimedi" per correggere le "forme volutamente degradate" che assumono oggi l'educazione scolastica, la cultura di massa e la questione religiosa nell'"Europa" e nel "mondo". Un programma così ambizioso, sia pure in forma ipotetica o profetica, trova una ragione di ottimismo proprio nella sua radicale storicità, poiché a Gramsci si aggiungono, procedendo a ritroso, i nomi di Vico e di Leopardi: anch'essi in un "deserto" o in un "carcere" (Controriforma e Restaurazione), anch'essi capaci di ripensare la storia, di riflettere sul ciclo che stringe insieme "barbarie" e "progresso", di formulare una ipotesi propriamente "utopica" sulla realtà. L'utopia è "scienza" cioè filosofia (anche in Gramsci) quando coincide con un progetto di nuova razionalità, con una speranza che si applica, nonostante tutto, alla realtà. È questo realistico sogno a rendere affascinanti anche le filosofiche pagine di Prestipino.
Rinaldo Rinaldi
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