L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri
IBS.it, l'altro eCommerce
Cliccando su “Conferma” dichiari che il contenuto da te inserito è conforme alle Condizioni Generali d’Uso del Sito ed alle Linee Guida sui Contenuti Vietati. Puoi rileggere e modificare e successivamente confermare il tuo contenuto. Tra poche ore lo troverai online (in caso contrario verifica la conformità del contenuto alle policy del Sito).
Grazie per la tua recensione!
Tra poche ore la vedrai online (in caso contrario verifica la conformità del testo alle nostre linee guida). Dopo la pubblicazione per te +10 punti
Tutti i formati ed edizioni
Anno edizione: 2011
Anno edizione: 2011
Promo attive (0)
L'autore analizza le infinite vicissitudini di un iracheno che arriva ad essere un inutile clandestino. Ecco cosa diviene colui che perde tutto, colui che dopo una strage vuole ricominciare ad alzarsi, a camminare, a correre, ad essere. Una lettura che riesce, attraverso la storia del suo protagonista Saad Saad, a sensibilizzare l’ignorante, l’indifferente, e a gettare luce su una questione scottante.
Mi è sembrato squilibrato rispetto al tema trattato il tono frequentemente “leggero” del racconto; ho trovato forzati ai limiti dell’inverosimiglianza alcuni passaggi (per non parlare del finale !); mi hanno un po’ infastidita sia l’intento moraleggiante che traspare in più occasioni dai pensieri e dai discorsi di diversi personaggi, in modo nemmeno tropo velato, sia alcune generalizzazioni, che proprio in quanto tali, mi fanno sempre storcere un po’ il naso, in qualsiasi contesto. Ci sono, sì, passi molto intimi e sentiti ma vuoi per il fatto che, intrinsecamente e nell’economia della storia, sono rimasta perplessa dalla loro plausibilità, vuoi per il fatto che immediatamente dopo l’”incanto poetico” viene in parte “guastato” da un brusco cambio di rotta, mi è sembrato di non poterli gustare appieno. E ci sono, sì, riflessioni interessanti sia sul tema centrale del romanzo (le motivazioni e le condizioni dei clandestini) sia su altri temi sempre molto importanti e attuali (che cosa accomuni un popolo, se siano necessari oppure no i confini territoriali, che valore abbiano la famiglia, le aspirazioni, la libertà, il caso)……ma sembrano “galleggiare” su una storia poco convincente, costruita e sviluppata con alcuni escamotage che da Schmitt non mi aspettavo (e ci tengo a precisare che non mi riferisco alla presenza del fantasma del padre lungo tutto il racconto: ai miei occhi, paradossalmente, questo è un elemento più verosimile di tanti altri). In sintesi: la commistione di toni e atmosfere che finora mi aveva sempre colpita, intenerita ed emozionata, ma questa volta a mio avviso non sapientemente dosata, ha ottenuto con me l’effetto contrario. Mi ha fatta sentire spesso spettatrice di una storia, raramente partecipe.
L'autore in genere riesce a mettere la poesia nei suoi romanzi. Anche in questo in parte ci riesce, ma, nonostante l'argomento delicato venga affrontato con logica e con un approccio comunque abbastanza sensato, il romanzo presenta innumerevoli situazioni illogiche, assurde, improponibili, inesistenti nella realta'. Chi ha ascoltato i racconti veri di chi e' fuggito dalle guerre non trova praticamente niente di quello che e' descritto nel romanzo. Sembra piu' una fuga di Indiana Jones dall'Iraq che la misera vita e fuga di un ragazzino irakeno dal suo paese devastato. L'autore cerca di immedesimarsi nei panni del ragazzo; in alcune parti sembra riuscirci, ma in molte altre purtroppo resta molto distante dalla credibilita' del personaggio e delle situazioni. La figura del padre e' troppo realistica ed entrante, sotto forma di sogno sarebbe stata piu'accettabile. Autore bravo, storia scritta abbastanza fluentemente, situazioni e alcune descrizioni assurde.
Recensioni
L'articolo è stato aggiunto al carrello
L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri
Siamo spiacenti si è verificato un errore imprevisto, la preghiamo di riprovare.
Verrai avvisato via email sulle novità di Nome Autore