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Anno edizione: 2007
Anno edizione: 2007
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Negli ultimi anni è un continuo rivisitare personaggi che ormai fanno parte del nostro immaginario letterario,infilandoli in storie create da scrittori che niente hanno a che fare con gli Autori originali e così viene fuori un Marlowe che ripercorre stancamente vecchi sentieri,un Poirot ridicolo e imbarazzante e purtroppo anche uno Sherlock Holmes che si trasforma in Jack lo Squartatore. Al di là della maggiore o minore capacità letteraria di questi scrittori,finora non ho trovato un solo romanzo che sia pur alla lontana riuscisse a far rivivere in maniera convincente questi eroi delle nostre letture passate. Qui poi è come ritrovarsi con Perry Mason che si trasforma in serial killer. Purtroppo infatti non siamo di fronte a una parodia ma a un tentativo serio di trasformare un personaggio icona del romanzo giallo inglese in qualcosa che non c'entra nulla con quello reso immortale da Conan Doyle. Molto meglio rileggere un qualunque romanzo del vero Sherlok Holmes che questo presuntuoso tentativo di Dibdin.
Bella atmosfera, nebulosa e inquietante, che sarebbe piaciuta alla buonanima di Stevenson e anche a Conan Doyle, ovviamente. Il libro nasce da una ricostruzione accurata, quasi giornalistica, degli eventi legati a Jack lo Squartatore, trattati con inglesissimo distacco (pensate cosa ne avrebbe fatto Bruno Vespa!). E' un pastiche godibilissimo, in particolare da chi ha letto lo Studio in Nero di Ellery Queen e può quindi confrontare le due versioni di Sherlock Holmes sulle orme di Jack the Ripper. C'è qualche pausa qua e là (ma anche Conan Doyle non era proprio il tipo di scrittore che prende alla gola), e il finale è decisamente interessante. Una lettura piacevole e suggestiva, un libro che non può mancare nella biblioteca del giallista anglofilo.
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