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Anno edizione: 2017
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Questo libro mi è stato regalato. Dato che non sono appassionata di sport, non credo lo avrei mai comprato, ma la storia mi appassiona e l’argomento è certamente di interesse. L’impatto non è stato positivo, non mi piace lo stile sincopato, frasi corte e talvolta monche, due narratori che si alternano in prima persona, con salti di spazio e soprattutto di tempo in cui la narrazione non scorre e il lettore è costretto a cercare di incastrare gli eventi con qualche forzatura. Poi ho letto che questo libro è nato da uno spettacolo teatrale e ho capito tutto. Lo stile è più da teatro che da narrativa. Il pathos degli eventi sportivi è certamente coinvolgente, anche se il testimone incaricato di trasmettercelo, l’immaginario giornalista americano, che funziona da seconda voce narrante, non emerge mai in modo convincente. Altrettanto sfumata e poco incisiva è la narrazione della tragica vicenda del capitano Wolfgang Fürstner, come se la sensibilità italiana fosse insufficiente a sondare i tormenti di una mente tedesca. A queste debolezze si aggiungono frequenti citazioni (per esempio a pagina 243 un verso di Fabrizio De Andrè, senza riferimento) e qualche refuso, inspiegabile dato che si tratta di una casa editrice storica, come a pagina 249 una riga in corsivo che doveva essere in carattere normale. Suppongo che lo spettacolo teatrale fosse più riuscito, ma do comunque tre stelle perché amo Berlino e la sua storia e ne leggerei sempre.
Credo che la storia che è stata raccontata, sia una grande e bella storia. Io apprezzo sempre, nei libri, le storie. Penso però che poteva essere raccontata meglio. Ho trovato questo libro troppo superficiale, "fluttuante", nel senso che sorvolava su ogni cosa, ogni personaggio, ogni situazione, ma senza raccontarcela nel dettaglio. Avrei voluto conoscere a fondo le emozioni di Fürstner, conoscere la situazione nella quale si è trovato, e invece ne ho letto solo alcuni veloci accenni. Delle Olimpiadi alcuni nomi fuggenti, alcune gare... ma sempre tutto molto superficiale. Credo che l'autore abbia voluto mettere troppa carne al fuoco, troppe storie, ma solo abbozzate: i Giochi, lo sport, il giornalista americano, la tuffatrice esclusa, il comandante mezzo ebreo, la realtà militare tedesca coi suoi "illusi e delusi", i racconti di Fürstner quando incontra altri militari... Ogni storia è solo velocemente toccata, e allora mi chiedo: ma l'autore, cosa ha voluto dirci? Ecco per me avere un chiaro progetto, è importante, e qui non l'ho trovato. La trama è mal costruita. I personaggi poco caratterizzati. I luoghi superficialmente descritti. Le emozioni vagamente toccate. Quando un libro sulle prime 20 pagine non mi piace, fatico ad andare avanti nella lettura. Ma allo stesso tempo mi sentirei sconfitta ad abbandonarlo, e poi, mi dico sempre "prima o poi ci sarà un'evoluzione positiva". Ecco queste sono le sensazioni provate a leggere questo libro: sono andata avanti a fatica, sono stata un pochino catturata solo dalle ultime 100 pagine.
Due personaggi, due punti di vista ed altrettante visioni del mondo. Quella cupa, disarmata, sconfitta di Wolfgang e quella vitalistica, libera, entusiastica di Dale. Due mondi che si incontrano a Berlino e che coesistono per i quindici giorni delle Olimpiadi. Un bell'affresco tra storia e sport in cui le storie degli uomini, piccole "pieghe" nella grande Storia come l'amicizia tra Owens e Long, la rendono forse meno disumana.
Recensioni
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