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Anno edizione: 2019
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Un ragazzo e un "piccolo maestro" immersi nella grazia di Venezia e delle isole sperdute che la circondano.
«Una storia lineare come un apologo, mai banale, e con alcuni folgoranti ritratti» - Filippo La Porta, Robinson
"Lui parlava di fatica, disinganni, bivi della vita, ma senza retorica né sadismo, come una cosa scontata. Ci insegnava il conforto di non essere onnipotenti. È che la mia generazione era destinata a distrarsi, cercare scorciatoie, interessarsi delle cose laterali per paura di quelle centrali"
Il professor Costantini è il tipo di uomo che si ha in mente quando si pensa a un professore. Jacopo ne ricorda le lezioni di letteratura al liceo - "parlando d'amore, di donne, di morte, di eroi, si diceva tutt'altro, si diceva di noi" - ma in fondo nutre per lui quel misto di sfiducia e curiosità destinato a tutti gli insegnanti. Poi a Costantini muore improvvisamente la moglie e lui si ritira dall'insegnamento, rifugiandosi sull'isola di Sant'Erasmo con la figlia disabile. Jacopo lo ritrova alcuni anni dopo, mentre attraversa un momento delicato: ha da poco rotto con Alice, di cui, pur rifiutandosi di ammetterlo, è ancora innamorato, e sta per finire gli studi di Economia senza sapere cosa fare dopo. Sant'Erasmo lo accoglie con i suoi canali e i suoi silenzi, i carciofi e le biciclette, e una brezza calda, salata: "Venezia era distante, e anche l'Adriatico. C'erano rondini e gabbiani. C'era profumo, di salso e di alberi, di caldo. Pareva di stare lontano, ai Tropici, in qualche mondo inesistente, selvaggio". Jacopo ha bisogno di quel rifugio, e ha bisogno di Costantini, delle sue parole, di essere ripreso nei suoi errori, di essere indagato per riuscire a capirsi. E poi c'è Lucia, la figlia del suo vecchio professore, che nasconde femminilità e vita. Così Jacopo, per un'estate intera, frequenta quella casa e, all'ombra di un grande albero di mimosa, scrive una tesi che non riusciva neanche a cominciare. Da lì, troverà il suo destino. Giovanni Montanaro racconta l'età difficile delle ultime lezioni, in cui si diventa adulti grazie anche ai maestri imprevedibili che la vita ci fa incontrare.
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Un romanzo di formazione. Il rapporto con l'insegnante del liceo. Venezia. L'emigrazione. Una buona lettura. Non mi ha cambiato la vita, ma e' stato un libro piacevole
La storia del giovane liceale Jacopo Ferro è ambientata in una Venezia minore. Una realtà diversa da quella spopolata di cittadini ma soffocata dai turisti e violata dalle grandi navi da crociera. Per sfuggire alla confusione è sufficiente imbarcarsi per Sant’Erasmo dalle Fondamente Nove, quelle di fronte a San Michele. L'isola su cui abita il professor Costantini è terra di orti e giardini che riforniscono d'insalate e carciofi viola i banchi del mercato di Rialto, Santa Maria Formosa, San Leonardo, via Garibaldi e San Barnaba. Il professore ha impartito lezioni di lettere alla classe di Jacopo durante il primo anno del quinquennio. Poi, rimasto vedovo, s'era ritirato dall'insegnamento su quell’isola scelta anni prima per viverci con moglie e figlia. I suoi insegnamenti hanno segnato. I suoi alunni l’avevano frettolosamente giudicato e deriso ma presto avevano rivalutato sia l'uomo sia il maestro. Sentivano la sua mancanza. Se gli anni di liceo erano corsi veloci, non meno incalzanti per Jacopo erano ora quelli a Ca' Foscari. Si divideva tra gli studi d'economia, fidanzamenti vari, amici e pallacanestro. Con un rapido giro in rete, dopo sette anni, aveva ritrovato il suo vecchio professore. Si erano dati appuntamento e rivisti volentieri. A Jacopo non restava che scrivere la tesi per discuterla. La vita vera sarebbe arrivata dopo, con scelte ben più urgenti, come quella di rimanere o meno a Venezia. Sant’Erasmo era divenuto il suo buen retiro, accolto nella semplicità dal suo ex insegnante. Aveva trovato ciò che in famiglia più gli era mancato: serenità interiore, assenza di giudizio e confronto. Per età Costantini poteva essergli padre. Avevano preso a rifrequentarsi. Il giovane era tormentato e irrequieto. Nel silenzio dell’isola avrebbe potuto scrivere la sua tesi e immaginare un futuro, già ipotecato dagli anni trascorsi. Si trovava nella condizione di dover scegliere. E scelse.
Un romanzo carino carino, scritto benino benino, con personaggi piccini piccini e sentimenti buonini buonini. Leggetelo: non vi toglierà niente e non vi darà niente.
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