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Anno edizione: 2008
Anno edizione: 2009
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Indice
La vicenda dell'Ungheria è ripercorsa in maniera sintetica ma efficace, in quanto, alla descrizione degli eventi politici, i due autori hanno affiancato la ricostruzione delle maggiori trasformazioni sociali, culturali ed economiche avvenute dalla seconda metà dell'Ottocento in poi. Dalla stipula del compromesso del 1867, che avrebbe dovuto regolare gli equilibri tra Austria e Ungheria, alle brevi esperienze della Repubblica popolare di Mihály Károlyi e della Repubblica dei consigli di Béla Kun, sino alla lunga stagione della reggenza di Miklós Horthy, emerge il profilo di una realtà vivace sotto il profilo culturale e tuttavia incapace di dare risposte alle domande di modernizzazione provenienti da una società lacerata dalle esasperazioni nazionalistiche e ideologiche. Solo alla conclusione della tragica parentesi crocefrecciata e della duplice occupazione – nazista prima, sovietica poi – il paese sembrò poter riprendere il cammino auspicato nel 1848 dal patriota repubblicano Lajos Kossuth: in realtà prese quasi subito avvio il processo di stalinizzazione dell'Ungheria, la quale, durante il regime di Mátyás Rákosi, subì non solo il terrore, ma anche l'impoverimento economico. Neppure l'insurrezione del 1956 e la stagione democratica inaugurata da Imre Nagy riuscirono a restituire l'indipendenza all'Ungheria: gli anni del regime, solo parzialmente riformista, di János Kádár, che seguirono la repressione sovietica, assicurarono un periodo di relativa tranquillità e benessere, ma congelarono, almeno sino al 1989-90, il libero sviluppo della società. Tuttora, secondo i due autori, il paese carpatodanubiano è afflitto da gravi disfunzioni, il cui perdurare spiega in parte il diffondersi di un profondo senso di delusione rispetto alle promesse disattese dalla democrazia e dall'economia di mercato.
Federico Trocini
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