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In tutte le società convenzionali, ognuno di noi, ha nella propria coscienza, una vita parallela/fantastica, trascendente il ruolo sociale. Questo è il racconto di Simenon, dove con un inizio un po' zoppicante (a mio avviso), diventa poi scorrevole. Discreto.
Altra grande prova di Simenon. La metamorfosi di un "uomo normale" dovuta a una pura casualità vista con gli occhi dello stesso protagonista, criminiale, pazzo e paranoico per il mondo, un uomo con i suoi vezzi ma anche il suo talento intellettuale ed emotivo per se stesso. Come ogni altro libro di Simenon letto finora (e ho superato abbondantemente i cinquanta inclusi i Maigret) è un libro che non tradisce, che scorre e che viene voglia di riprendere in mano e finire.
Popinga è un uomo della nostra società, ingabbiato dalla sua città, dal suo lavoro, dalla sua famiglia...forse impazzisce o forse semplicemente scappa,fatto sta che appassiona e incuriosisce. Mi è piaciuto molto il vagare solitario che sono riuscita ad immaginare in tutta il suao angosciante fascino.Leggerò ancora Simenon.
Recensioni
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(scheda pubblicata per l'edizione del 1986)
scheda di Tomasi, D., L'Indice 1987, n. 1
Chi delle avventure del Commissario Maigret ha sempre amato quell'andare di Simenon oltre la coltre della rispettabilità, del conformismo e della morale borghesi, mettendo così in piena luce le contraddizioni più profonde di un certo modo di vivere e di intendere la vita stessa, troverà certo in questo romanzo più di un motivo d'interesse. "L'uomo che guardava passare i treni" è infatti, sotto questo aspetto, un passo più avanti del ciclo Maigret. Qui viene a mancare ogni modello, ogni punto fermo; non c'è più l'eroe, quotidiano e ordinario quanto si vuole, a costituire ancora una speranza, un orizzonte, un accenno di vero. La frase stessa con cui si chiude il romanzo è, del resto, estremamente significativa: "Non c'è una verità, ne conviene?". Aperto alle mille inquietudini della più viva letteratura degli anni '30, questo libro di Simenon ha per protagonista Kees Popinga, un impiegato qualunque che da un giorno all'altro vede trasformata la propria esistenza: da rispettabile padre di famiglia ad assassino paranoico. E sarà proprio il folle ed allucinato, ma nel contempo anche lucido, punto di vista di questo Maigret uscito di senno ad imporsi nel corso di una narrazione che è un esame impietoso della precarietà di ogni esistenza.
La sera di un giorno qualsiasi, Kees Popinga si appresta a fumare un sigaro. Anche la sua vita è qualsiasi, e questo lo rallegra. Impiegato di una solida ditta olandese, è abituato a spartire le sue ore con perfetta regolarità. I suoi sentimenti non usano deviare, se non impercettibilmente, come per esempio per «quella certa emozione furtiva, quasi vergognosa, che lo turbava vedendo passare un treno, un treno della notte soprattutto, dalle tendine calate sul mistero dei viaggiatori». Quella sera, poche ore dopo, Popinga fu costretto ad accorgersi che la sua vita si disfaceva come un castello di carte. Ora gli accennava dall'oscurità una nuova esistenza, dove avrebbe avuto a che fare con figure per lui estranee: il sangue, le donne, l'imbroglio, il caso, la fuga, la paura, l'esaltazione, il falso, la polizia.Kees Popinga è uno di quegli uomini cosiddetti normali che Simenon predilige e che sa raccontare come nessun altro. La sua normalità, come ogni normalità, è illusoria: un meccanismo che, appena s'inceppa, diventa capace di tutto. Ma non tutti, a quel punto, sono capaci di tutto. Kees Popinga sì. Come era stato, un tempo, il più normale fra i normali, ora si sfrena e, preso da un'euforia sinistra, rovescia uno per uno tutti i capisaldi della sua realtà. La sua fuga è una sfida, e la sfida attira un'incalzante persecuzione, che ci trascina fino all'ultimo nella lettura. Personaggio paradigmatico dell'universo simenoniano, Popinga si insinua nella mente del lettore con una stupefacente familiarità. è come una carta da parati che abbiamo visto per anni e improvvisamente si metta a parlare. Dal momento in cui, un giorno, Popinga esce di casa e, chiudendo la porta, esce anche da se stesso, incontriamo di tutto e non riusciamo a evitare di vederlo con i suoi occhi. Il delitto, il terrore, la fantasticheria, la solitudine, la lucidità, la puntigliosità: sono nuovi pezzi su una vecchia scacchiera, e con il loro aiuto Popinga tenta disperatamente di eludere lo scacco matto. Alla fine, la sua vita, di cui ormai sappiamo tutto, sarà passata davanti ai nostri occhi, e ai suoi, come uno di quei misteriosi treni che amava guardare nella notte.
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