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Libro controverso. La storia è sicuramente interessante: la vita di un uomo cambia radicalmente e in maniera a tratti folle, quando si mette nelle mani dei dai. Da quel momento in poi ogni sua mossa verrà decisa dal caso, da un lancio di dadi. E lui seguirà ciecamente la volontà dei dadi. Ne nasceranno sicuramente interessanti riflessioni per il lettore.
Che dire, se non "geniale"? Un uomo che decide di vivere soltanto lanciando i dadi. È qualcosa di impensabile, che nessuno di noi farebbe mai.. ma vale la pena viverlo almeno leggendo come potrebbe andare se lo facessimo, e questo libro ci dà la possibilità di fantasticare, senza deludere! Consigliatissimo.
L'ho scoperto per caso. L'ho letto, adorato, riletto, regalato. Idea originale, piglio brillante e scorrevolissimo. Ho molto apprezzato il format della suddivisione in micro capitoli, qualcuno di appena un paio di facciate. Io lo consiglio assolutamente
Recensioni
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Questa è la storia di Luke, della sua morte e della sua rinascita, della sua disfatta.
Era la maledetta sensazione di avere un io: quel senso dell'io che secondo gli psicologi tutti dobbiamo avere. E se (a quel tempo pareva un pensiero originale) lo sviluppo di un senso dell'io fosse normale e naturale ma né inevitabile né auspicabile? Se rappresentasse un'appendice psicologica: un inutile, anacronistica spina nel fianco?
Se un giorno vi dicessero di lasciarvi andare? Se questo “lasciarvi andare” implicasse prendere la vostra personalità, tutta bella compatta, intatta, sottovuoto, fondata su lacrime, botte, sudore, ormoni, diplomi attaccati al muro, medaglie, pianti e rimpianti, e vi dicessero di metterla nel tritacarne? Se vi dicessero di abbandonare il vostro potere decisionale, di non seguire più le regole, le leggi, i vincoli familiari, i vincoli di sangue, i vincoli lavorativi… cosa ne sarebbe di voi?
Se ogni scelta della vostra vita non fosse più dettata dall’educazione culturale, scolastica, familiare, dal cosiddetto "io", ma fosse un oggetto a forma cubica con sei facce e un numero x di probabilità chiamate caso, a scegliere per voi? Mandereste tutto in malora per lanciarvi nella vertigine scoscesa del vuoto?
Qualcuno, nel mondo, ha provato a farlo. Si chiama Luke Rhinehart e un giorno ha deciso di affidare la sua vita ai dadi. Questa è la sua storia. E non è una storia del tutto inventata.
Luke è uno psichiatra e vive una vita nella norma, da giovane uomo bianco americano. E per normale s’intende una vita noiosa, una vita fatta di cereali e colazioni coi bambini, di dopobarba e giornate passate in studio con i pazienti, di serate al poker con gli amici terminate in un consumo medio-alto dei doveri corporei coniugali:
Lil e io ci eravamo incontrati e accoppiati quando avevamo entrambi venticinque anni. Avevamo alimentato un profondo, irrazionale e ovviamente nevrotico bisogno reciproco: amore, una delle forme di pazzia più accettate socialmente. Ci eravamo sposati: la soluzione della società alla solitudine, al desiderio e alla lavanderia.
Luke vive un’esistenza uguale ad altri milioni di esistenze che ci vengono insegnate e imposte dalla regola mangia, consuma, riproduci, o se volete, siamo polvere e polvere ritorneremo. Ma un giorno il dottor Rhinehart si alza dal letto, dopo tanti giorni tutti uguali e meccanici, e decide che questa esistenza non se la sente più nella pelle; come la stragrande maggioranza dei suoi pazienti, Luke cade nel tunnel della depressione. Diventa infelice, demotivato, non ama più il suo lavoro, non sopporta più la sua famiglia. Nel bel mezzo della sua vita costruita con perfezione, quella che può apparire una crisi di mezza età è in realtà una sommossa esistenziale a tutti gli effetti, una liberazione dei moti dell'animo che si sentono imprigionati in un corpo troppo educato. La prigione dei sensi. La prigione dell’individuo unico, integro, unitario.
Una sera di apatia uguale a tutte le altre, Luke risponde all’insofferenza della sua vita prendendo in mano un paio di dadi e lasciando che siano loro a decidere per lui, proponendo - per gioco - un’alternativa assurda: andare a letto con la vicina o tornarsene a dormire con la moglie. Il dado non ha coscienza, il dado non ha pietà, il dado ti affida al caso e ti lascia macerare in esso.
Da quella sera la vita di Luke cambia completamente. A mano a mano inizia a spogliare, a decostruire il suo essere unitario, la sua persona educata da regole conformiste e universalmente accettate, per affidarsi completamente e ciecamente alla forza del caso, al dio dado. Non esiste più alcuna scelta che non passi attraverso il dado, alcuna decisione di vita, da come vestirsi al mattino a quale personalità indossare alle cinque del pomeriggio. Non esiste più alcun Luke Rhinehart, esiste un bambino di cinque anni, una donna in menopausa, un allupato, un venditore di tappeti in pensione, Benito Mussolini, Napoleone Bonaparte, un uomo paralizzato dall’ictus, una vecchia lesbica, un balbuziente. Luke scopre la vertigine di una libertà senza senso, senza confini, una libertà in cui non esiste un unico Luke ma una possibilità infinita di personalità. Afferrare questa libertà gli permette di guarire dalla depressione, dall’ansia e dalla noia, dal senso di insoddisfazione che la vita gli impone. Luke è libero perché non è più solo un unico essere, ma sono tanti, dentro di lui. La sua progressione verso la guarigione, vista dalla società come una regressione, è di tornare allo stadio dell’infanzia quando i bambini vivono nell’incoerenza e non si riconoscono ancora nel loro “io”, quella malattia che li farà diventare adulti.
Ma Luke non sa arrestarsi, va oltre. Non fa solo della vita da dado un tonico interessante, più vario dell’alcol, meno pericoloso dell’LSD, più stimolante della borsa o del sesso, rischia di tramutarla in un gioco senza fine, lascia che il dado la distrugga completamente. Non riesce più a smettere, a stare dentro alla vita universalmente accettata: essere un marito, essere un padre, essere un uomo composto negli istinti, essere un medico brillante e razionale.
Il suo stile di vita diventa una vera e propria teoria e, sicuro del fatto che il problema universale degli uomini è la loro resistenza al cambiamento, Luke invita i suoi pazienti a forzare la propria indole, quella che li ha portati ad ammalarsi, per lasciar decidere al caso. I dadi iniziano a rotolare, rotolare, rotolare. E non solo nella mani di Luke, rotolano nelle mani di amici e pazienti: nascono in moltissime città degli Stati Uniti d’America i centri dei dadi: centri in cui i pazienti imparano a giocare con la vita, con i “ruoli”, con i sentimenti, anche a comando, a mentire, a dire la verità, a confondere realtà e menzogna:
Dobbiamo creare uomini a caso, persone dei dadi. Il mondo ha bisogno di persone dei dadi. Il mondo avrà persone dei dadi.
Questa è la storia di Luke, della sua morte e della sua rinascita, della sua disfatta. Luke è diventato un uomo totalmente a caso, con i rischi, le perdite e i pericoli che ne sono conseguiti. Ciononostante la sua fine era segnata dalle regole conformi al mondo. E questo era prevedibile, persino per i dadi.
A cura di Wuz.it
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