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Anno edizione: 2008
Anno edizione: 2010
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In generale si tratta di un testo molto chiaro, anche se un pò troppo "generalista" da un punto di vista antropologico. Esporre in un unico testo gli aspetti territoriali, economico-sociali, e taumaturgici della figura di Gesù costringe a una trattazione "en passant" diciamo così. Vorrei però attirare l'attenzione su un punto: la relazione tra Gesù e le folle, soprattutto a Gerusalemme. Pesce afferma (p.35) che Gesù non aveva un atteggiamento simpatizzante con la popolazione della città, il che mi pare azzardato. Il suo obiettivo erano le autorità religiose, non certo il popolo. In relazione a ciò l'autore sbrigativamente afferma che in Marco le folle deridono Gesù (p. 178), il che è palesemente falso. A più riprese Marco afferma che a Gerusalemme le folle erano estasiate dall'insegnamento di Gesù. Il passo che l'autore cita a sostegno della sua tesi è il 15:29 di Marco, ove dei passanti insultano Gesù sulla croce. Non si può certo parlare di folle. Si trattava probabilmente di quegli stessi che erano presenti nel palazzo di Pilato durante il giudizio, e non poteva trattarsi di un grande assembramento, anche se Marco usa la parola "folle".
Sono rimasto molto soddisfatto di come mediante la disciplina dell'antropologia si sia tentato di ricostruire la figura del Gesù storico. Alcuni passaggi sono veramente illuminanti e danno la possibilità di riflettere su chi era veramente Gesù. Siamo abituati a considerare il Cristo solo dal punto di vista teologico, questo libro ci avvicina umanamente ad un personaggio che con le sue debolezze e paure ma anche con il suo grande carisma e la sua determinazione è riuscito a disseminare ciò che ancora oggi, 2000 anni dopo, noi professiamo. Dopo la fine del del libro vi assicuro che il Cristo vi sembrerà molto meno trascendente e più vicino a noi. Consigliatissimo.
Libro profondo e completo sia nella prospettiva storica che antropologica. Indispensabile a studenti e studiosi, oltre che a coloro che intendono conoscere scientificamente l'uomo che ha cambiato il mondo. Acuta ed emblematica l'osservazione (v. pagg. 40-41) secondo cui agli influssi culturali di una società globalizzante nessuno potrà mai sottrarsi, nonostante ciò non impedisca di reagire magari contrastandola, fin dove sia possibile. In effetti, studiando il modus vivendi di Gesù, si nota come egli appaia distante, per stile e comportamento, dall'ambiente romano. Culturalmente: la spinta a non integrarsi è generalmente più forte dove si manifesta una risposta innovativa all'interno delle strutture locali e periferiche. La reazione di Gesù al sistema centrale e al mondo urbano tendeva sostanzialmente a situarsi nei villaggi e nelle zone rurali dove riteneva fosse ancora possibile combattere l'integrazione o resistere alla romanizzazione. Questo, a prescindere dalla fede in lui e nel suo messaggio escatologico.
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