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Nonostante le intenzioni più che buone, il romanzo d'esordio della Krauss delude nello sviluppo e nella conclusione. L'idea di fondo è interessante: l'identità del soggetto dipende in modo talmente stringente dalla sua memoria che, se questa va perduta, l'identità non esiste più ma allo stesso tempo rifiuta la propria non esistenza. Non è un tema nuovo, ma l'originalità sta nell'ipotizzare che Samson abbia perduto solo la memoria successiva all'infanzia e all'adolescenza, per cui si trova ad annaspare tra ricordi troppo lontani nel tempo per poterli usare per rimodellare la sua personalità adulta, e questo lo mette in crisi. Chi cerca di aiutarlo viene allontanato perché, «per quanto si desideri essere compresi, la mente non può tollerare la presenza di nessuna realtà estranea a se stessa» a causa della «intrinseca inaccessibilità dell'io» (p. 239). Ma questa componente lacaniana sfuma un po' per volta a favore di un poco interessante desiderio di ritorno nell'utero materno, con un epilogo che poteva verificarsi anche dopo sole 50 pagine, anziché 280.
E’ l’opera d’esordio di una giovane autrice che mostra in questo suo primo lavoro una grande potenzialità creativa ma, a causa della sua immaturità letteraria, sembra bloccarsi in una sorta di timidezza narrativa prima di riuscire a sviluppare le sue idee a tutto tondo. Scrivendo tuttavia benissimo e con ritmi abbastanza veloci, si stempera facilmente la sensazione che la storia rimanga un po’ irrisolta con risultati inferiori alle aspettative create. I temi affrontati dall’autrice in questa storia sono quelli della solitudine umana, sempre invincibile, per quanti sforzi si possano fare per tentare di superarla, e dell’amore che ogni volta apre la porta alle speranze e ci inebria, promettendoci la fusione totale con l’altro, ma, per le rinunce e le delusioni che per forza comporta, alla lunga ci conduce inevitabilmente al fallimento. Un’opera che nel complesso merita la promozione perché originale, avvincente e con lo sguardo puntato al futuro. La storia è condotta sul filo di una sottile suspense che riesce ad avvincerci pur senza arrivare mai a risolversi in clamorosi colpi di scena, dimostrandosi più sobria di quanto pare prometterci in corso di lettura. In America Nicole Krauss è considerata, al pari di un altro genio letterario suo coetaneo nonché marito, Safran Foer, un astro nascente della nuova letteratura newyorchese. Questo suo primo lavoro è consigliabile a chi desideri accostarsi ai nuovi autori statunitensi iniziando da un approccio poco impegnativo. Sconsigliato invece agli smaliziati della narrativa, agli ultraesigenti, a chi vada a cercare sempre il pelo nell’uovo, perché senz’altro in questo lavoro riuscirebbe a trovarlo.
Io l'ho letto tutto d'un fiato... la storia a mio avviso è un pò surreale ma sicuramente avvincente, i personaggi poi hanno innumerevoli sfaccettature ed ogni loro risvolto è imprevedibile, lo stile della scrittrice è di un'accuratezza poetica che coccola il cuore...
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