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La valutazione della scuola. A che cosa serve e perché è necessaria all'Italia
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La valutazione della scuola. A che cosa serve e perché è necessaria all'Italia

Descrizione


Non è la bacchetta magica, ma un moderno sistema di valutazione può aiutare la scuola italiana a rinnovarsi, evitando i rischi di declino. Come? Fornendo analisi per capire le debolezze del nostro sistema d'istruzione e le ragioni dei suoi ritardi. Offrendo a ciascuna scuola strumenti di diagnosi per fare meglio il proprio lavoro e migliorare i risultati degli studenti. Infine, mettendo a disposizione delle famiglie efficaci bussole per orientarsi. Ne è convinta la Fondazione Agnelli, che arriva a questo rapporto dopo un lungo percorso di ricerca. Non mancano certo i dilemmi da affrontare. Chi valutare? I singoli docenti, le scuole, il sistema scolastico nel suo complesso? Con quali strumenti? Quale uso fare dei risultati della valutazione? E, soprattutto, come costruire il consenso e guadagnare la fiducia degli insegnanti, superandone le resistenze? Un quadro della valutazione della scuola in Italia e le soluzioni possibili, a partire dalle evidenze che vengono dalla ricerca, dall'esperienza internazionale e dalle sperimentazioni nazionali.
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Dettagli

2014
20 febbraio 2014
XIV-257 p., Brossura
9788858110126

Voce della critica

  Il quarto rapporto della Fondazione Agnelli sulla scuola (e più precisamente sulla sua valutazione) cerca di rispondere a quella stessa domanda che (immaginiamo) si sono ripetutamente posti non solo dirigenti scolastici e insegnanti alle prese con le prove Invalsi, ma anche chi più in generale si occupa di scuola: ma è proprio necessario valutare la scuola italiana?Possiamo tranquillamente farne a meno? Gli autori argomenteranno in modo convincente il contrario: se si vuole aiutare la scuola italiana a cambiare rotta senza aspettare decenni, la strada da intraprendere è quella della valutazione. Si tratta di una strada che per il momento si è dimostrata accidentata, costellata di false partenze, di incomprensioni tra le parti e caratterizzata da alcune mancanze da parte dell'autorità centrale. Gli autori individuano e discutono i punti dolenti della valutazione in Italia e pongono l'attenzione sui vari aspetti ancora da discutere, molti dei quali cruciali, ma spesso sconosciuti al grande pubblico (che tende ancora a concentrarsi unicamente sulla contrapposizione test Invalsi sì / test Invalsi no). Il volume si configura come l'esito di vari anni di riflessioni sviluppate all'interno della Fondazione sul tema del cambiamento della scuola. Senza nascondere le proprie posizioni, gli autori delineano con estrema chiarezza i pregi e i difetti delle varie opzioni possibili, con il supporto di una vasta letteratura internazionale, cercando un confronto franco e diretto con il lettore. Si tratta di un confronto a più livelli: il volume è strutturato per essere letto sia dagli addetti ai lavori che ruotano attorno al mondo della valutazione (ricercatori e legislatori o tecnici della pubblica amministrazione), sia dai "valutati", ossia dirigenti e insegnanti, sia da chiunque voglia orientarsi all'interno di un mondo che risulta ancora eccessivamente opaco e poco chiaro nei suoi fini. Il linguaggio è semplice e scorrevole e, pur affrontando alcune questioni piuttosto complesse, non indulge a tecnicismi. Il volume è può essere suddiviso in due grandi sezioni. La prima, che occupa i primi quattro capitoli, fornisce le coordinate del dibattito sulla valutazione: che cosa si intende con questo termine? Chi e che cosa può essere valutato? Quali strumenti abbiamo a disposizione? Quali sono le potenzialità dell'autovalutazione delle scuole nell'indurre il miglioramento? Il lettore può quindi acquisire familiarità con i concetti-chiave e farsi un'idea delle varie opzioni che esistono (o sono esistite) in Italia e nel mondo. Chi si avvicinasse al volume con un forte pregiudizio negativo contro la valutazione sarebbe probabilmente sorpreso da vari elementi contenuti in queste pagine. Ne cito solo alcuni per brevità: il fine ultimo della valutazione delle scuole non è di per sé punitivo ma, al contrario, vuole essere un alleato per il miglioramento della scuola e del lavoro di dirigenti scolastici e insegnanti (e nella maggior parte riesce a esserlo); la valutazione non si riduce ai test, strumento di cui gli addetti ai lavori conoscono bene sia i pregi che i difetti; l'autovalutazione delle scuole, spesso invocata dagli insegnanti per contrapporla ai test Invalsi, non è di per sé in contraddizione con valutazioni esterne (quali, ad esempio, i vari tipi di test). La seconda parte del testo, invece, esamina in profondità il caso italiano. Oltre a tracciare la storia del quadro normativo, vengono affrontati i principali dilemmi da sciogliere prima che il sistema di valutazione vada a regime (primo fra tutti: valutiamo le scuole o i singoli insegnanti?) e vengono raccontate le varie sperimentazioni che nel corso di questi anni sono state condotte nel nostro paese. L'ultimo argomento riguarda la disamina del recente Regolamento del sistema nazionale di valutazione. Nelle conclusioni, infine, si riprendono tutte le lezioni apprese da questo incerto avvio della valutazione in Italia, e vengono individuati i fattori chiave che favoriranno il successo della valutazione del sistema scolastico nel nostro paese. Oltre alle già citate franchezza nell'argomentare e chiarezza espositiva (ottenuta grazie anche al frequente utilizzo di specchietti di approfondimento e di rimandi bibliografici), il libro ha almeno altri due grandi pregi. Il primo è il frequente ricorso al confronto con esperienze internazionali e alla valutazione di una loro eventuale applicabilità nel caso italiano. Il colpevole ritardo dell'Italia nella valutazione può essere infatti sfruttato per attingere a piene mani dalle esperienze di gran parte del mondo industrializzato. Il secondo, ben più importante, è l'invito a interrogarci sull'idea di scuola che intendiamo abbracciare. Da ciò dipenderà, infatti, il modello di valutazione che adotteremo. Che cosa chiediamo alla valutazione? Vogliamo premiare le scuole migliori? Sostenere quelle in difficoltà? Generare competizione tra gli insegnanti o avvicinarci a un modello di quasi-mercato? Detto in altri termini, gli strumenti della valutazione (ad esempio i test) sono di per sé neutri, ma non lo è il loro utilizzo, specialmente se affiancato a un sistema di incentivi. Quello che al momento è veramente mancato, soprattutto a livello politico, è una profonda discussione sulla scuola italiana, da cui possa nascere un sistema di valutazione coerente, chiaro nei suoi fini e, non da ultimo, condiviso.   Giovanni Abbiati

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