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Saggio consigliato a chi ama l'arte di Van Gogh e la scrittura dissacrante di Antonin Artaud, due geni che in vita furono etichettati pazzi da una società malata, una società che voltò la spalle dinanzi al loro estro creativo. Questo saggio fu scritto da Artaud nel 1947, dopo che aveva trascorso nove anni in manicomio, e chi meglio di lui poteva capire e conoscere l'animo del pittore olandese? Artaud ci trasporta in alcuni quadri di Vincent e ci mostra che, dove gli altri vedevano la follia, lì si celava l'originalità di un grandissimo pittore. ESTRATTO: "Van Gogh ha scagliato i suoi corvi come i microbi neri della sua milza di suicidato a qualche centimetro dall'alto e come dal basso della tela, seguendo lo sfregio nero della linea in cui il battito del loro ricco piumaggio fa pesare, sul rimescolarsi della tempesta terrestre, la minaccia di un soffocamento dall'alto. Eppure tutto il quadro è ricco. Ricco, sontuoso e calmo il quadro. Degno accompagnamento per la morte di colui che, in vita sua, fece volteggiare tanti soli ebbri su tanti covoni liberi da ogni vincolo, e che, disperato, con una fucilata nel ventre, non seppe non inondare di sangue e di vino un paesaggio, inzuppare la terra di un'ultima emulsione, gioiosa al contempo, e tenebrosa, con un sapore di vino inacidito e di aceto andato a male''.
Artaud parla di Artaud, accennando a van Gogh. Tesi: Vincent non si è suicidato ma è stato suicidato dalla società che lo ha affatturato. La fattura della società nei confronti di una mente illuminata. La fattura, la maledizione. Gli psichiatri hanno demolito il genio, l’artista (chi, van Gogh o Artaud?). La società non può contenere l’artista geniale e allora lo dissolve, lo annienta, lo emargina, lo aliena, lo suicida appunto. Ecc. Intanto il testo in esame, letto e riletto, in quanto ridondante di note a margine e stesure doppie, sembra una esegesi biblica. Venerazione palese dell’autore ispirato nella lettura e nella variazione del versetto, del periodo, del paragrafo, della virgola, insomma una sofferenza letteraria da pochi eroici pazzi lettori che vogliono capire, non tanto la figura del pittore van Gogh, quanto il processo creativo di scrittura-dettatura del sacerdote Artaud. Alcune parti interessanti. Il resto è culto. Cuore di tenebra, dov'è la luce?
Una non facile lettura di denuncia sull'incapacità sociale di accettare il vero talento nelle persone, raccontata in maniera assolutamente sublime. Artaud è uno scrittore dalla genialità estrema e dal pensiero assoluto, capace di una scrittura complessa e poetica, una gioia sintattica leggere il suo pensiero, un arricchimento personale che porta a ragionamenti che vanno oltre una semplice visione personale del soggetto, in questo caso il pittore Van Gogh e l'idea che sia stata una società incapace di elevarsi abbastanza per capire la genialità insita nelle sue opere che vanno oltre alla visione ottica. Un piccolo pensiero "Credo che Gauguin pensasse che l'artista deve ricercare il simbolo, il mito, ingrandire le cose della vita sono al mito, mentre Van Gogh pensava che bisogna saper dedurre il mito dalle cose più terra terra della vita. E in questo, io penso che avesse maledettamente ragione. Perché la realtà è terribilmente superiore a ogni storia, a ogni favola, a ogni divinità, a ogni surrealta' Basta avere la genialità di saperla interpretare."
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