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Anno edizione: 2020
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Libro candidato da Maria Cristina Donnarumma al Premio Strega 2021
Tra luci e ombre quasi surreali, sensualità, tempeste, epiche battaglie contro i turchi e spionaggio internazionale, il romanzo è ispirato alle vere vicende di Martia Basile, e si cala nelle pagine più autentiche della città di Napoli che già si stava preparando alla rivolta di Masaniello. Martia è uno dei simboli della condizione femminile tra Rinascimento ed età barocca, eppure è di un'attualità sconvolgente.
In una inconsueta Napoli, capitale del viceregno spagnolo a cavallo tra Cinquecento e Seicento, si compie un atroce delitto. Ne è vittima Martia Basile, una giovane donna, una sposa bambina che si scontra con l'aspra realtà dei suoi tempi fin dall'adolescenza, quando il padre la cede in moglie a un commerciante che traffica con la corte: don Muzio Guarnieri. Pian piano la ragazza inizierà a prendere coscienza di sé, ma la sua maturazione sarà compiuta soltanto dopo che lo stesso consorte avrà barattato con dei potenti il suo fisico avvenente. Nel frattempo, la donna è ammaliata da una comunità femminile che pratica sortilegi e l'aiuta a curarsi le ferite del corpo e dell'anima. Fra stregonerie, fughe rocambolesche e violenze, avrà inizio una nuova fase della vita di Martia la quale, riuscendo a sopravvivere a ogni angheria, troverà finalmente l'amore. Ma, proprio mentre a Roma finisce sul rogo Giordano Bruno, Martia viene incolpata di aver ucciso il marito, e nelle spaventose carceri della Vicaria subirà un processo esemplare in cui sarà coinvolto pure il Santo Officio che le imputerà di aver stretto un patto con il Diavolo in persona. Che fine farà la protagonista accusata di aver commesso un viricidio? E perché Martia, per tutto il Seicento, fu considerata un'eroina? E per quale motivo, poi, questa vicenda scabrosa fu invece censurata?
Proposto da Maria Cristina Donnarumma al Premio Strega 2021 con la seguente motivazione:Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
La vera storia di Marzia tratteggiata con abilità e passione da Ponticello, pur ambientata nel '600, è così attuale ed è prova lampante di quanto le donne, a distanze di secoli, debbano soffrire e subire le angherie maschili. Marzia ha dodici anni e facendo un volo pindarico quante sono le spose bambine che oggigiorno vengono sacrificate in molti angoli della terra? Necessità, usi, ignoranza sono solo una parte delle verità dietro cui si nascondono culture di degrado ancestrale, di sottomissioni dove la figura femminile non ha alcun valore. Marzia lotta, si difende affidandosi a megere, conosce l'amore, ma anche quell'amore vero la lascia sola e la condanna agli abusi alle torture con la benedizione del clero.
La storia di Martia Basile si staglia nel 1600 e porta con sé tanto la propria vita, amara e soffocante, quanto gli intrecci storici del Regno di Napoli sotto l’egida degli spagnoli. Martia è una bambina di soli dodici anni il cui padre, per tanto poco, concede in sposa al cinquantenne Don Muzio Guarnieri il quale, di certo, non sarà mai in grado di amare, di rispettare e di tollerare Martia come moglie, come madre, tra l’altro di due figlie femmine, come donna. Martia Basile conosce, da subito della sua fanciullezza, il dolore sia fisico sia psicologico, un dolore talmente grande ed ingiustificato da scorticarne la pelle, da abradere i pensieri e ci si chiede, durante tutta la lettura del libro, come faccia ancora a sopravvivere alle infide scelleratezze che la vita, per il tramite di uomini potenti e non, Le manifesta di continuo. Poi sopraggiunge l’amore, la conoscenza di un sentimento tanto curioso quanto sconosciuto ma quello stesso uomo, oggetto del suo desiderio, puro e sincero, non sarà in grado di sollevarla dalle torture e dalla sentenza definitiva. Codardia o paura, il milite della guardia regia Hermanno Gajola non riuscirà ad avanzare un solo passo di ribellione e di difesa verso Martia. Martia è abbruttita nello spirito dalle falsità, dalle nefandezze, dalle ferite che diventano supplizi e, ancora, lacera gli accadimenti e cerca di trovare sempre, fino alla fine, energia, pudore, dignità, coraggio … tutto quanto nessuna persona è stata in grado di offrirle. La grandezza di questa donna, nella sua determinazione, nelle sue insistenze, spaventa quasi e annienta tutti coloro che l’hanno circondata e che non hanno voluto proteggerla.
Non è facile lasciare questo libro.Staccarsi da Martia;tornare ai giorni attuali;lasciare Napoli degli inizi del '600,con i suoi vichi,gli odori e i miasmi,l'ombra del Vesuvio che rassicura e terrorizza,le luci e le ombre,le contraddizioni,gli intrighi,la miseria del popolo e lo sfarzo dei signori,le tradizioni,le superstizioni è quasi impossibile.Una parte del lettore resta lì. Ponticello ci porta indietro nei secoli,in una Napoli di cui i più poco sanno,ma che lui ama e studia con grande passione.La scrittura è potente,evocativa e l'uso del dialetto dell'epoca (sapientemente addolcito e reso comprensibile a tutti)aggiunge melodia al racconto. Storia e leggenda,fede e superstizione,magia ed orrore,realtà ed illusione si fondono nella storia di Martia.La conosciamo bambina,quando a soli dodici anni viene data in sposa a don Muzio, essere violento, volgare e misogino e la vediamo crescere in "corpo,anima e spirito" e diventare Donna,bellissima,un meraviglioso intreccio di istinto,passione, intuito,orgoglio,determinazione, dolcezza,fermezza,tenerezza,forza, debolezza,magia. Un'esistenza di tormenti, dolori,umiliazioni,vessazioni e tradimenti di ogni tipo;un fugace incontro con l'amore(che non si rivelerà incondizionato),due figlie,femmine,intollerabili per il marito;un amico fidato,segretamente innamorato,alcune "sorelle " con cui potersi confidare... Impossibile non volerle bene. Ringrazio Maurizio Ponticello che me l'ha fatta conoscere e che denuncia quanto,da sempre ed ancora oggi,le donne siano costrette a subire. "Il ricordo dei maltrattamenti e degli stupri, la memoria del corpo violato, degli orrori e degli abusi patiti lottavano perché lei osasse infrangere i precetti in cui era stata ingabbiata, quelle norme convenzionali che obbligavano tutte le figlie di Eva peccatrice - una sorta di maschi amputati e mal riusciti, errori velenosi di natura contro i quali nessun farmaco può- a soggiacere".
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