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Anno edizione: 2022
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Il fuoriscena del potere raccontato da un protagonista in prima linea, l’uomo dei servizi segreti coinvolto in alcuni dei più oscuri misteri della Prima repubblica.
«Non ho bisogno di discolparmi, però alcune cose voglio raccontarvele. Soprattutto una: il Banco Ambrosiano non fallì, fu fagocitato da diversi parassiti. È giunta l’ora di ristabilire la verità.»
Faccendiere, agente segreto, massone, depistatore, protagonista di tanti misteri italiani, dalla strage alla stazione di Bologna (2 agosto 1980) alla morte del banchiere di Dio Roberto Calvi (17 giugno 1982) e al crac dell’Ambrosiano, ogni volta che si evoca il suo nome si materializza quel fuoriscena del potere che ha governato l’Italia nell’ombra seminando morte e terrore. Ma chi è davvero Francesco Pazienza? Riprendendo il racconto fatto oltre vent’anni fa nel suo libro Il disubbidiente e con il supporto di nuovi documenti, in queste pagine è lui a raccontare la sua versione dei fatti. Una versione certamente di parte, ma indispensabile per diradare la nebbia che ancora avvolge un pezzo importante della storia del nostro paese.
Pazienza non ci sta ad accollarsi tutta la responsabilità per il crac dell’Ambrosiano, né a passare da depistatore per la strage di Bologna, così ritorna agli ultimi giorni di Roberto Calvi, che lui ha vissuto in prima linea, e racconta i momenti salienti di quella che definisce “la grande abbuffata” dell’Ambrosiano. Era tutt’altro che una banca fallita. Calvi sarebbe stato vittima di un attacco perpetrato da quelli che Pazienza definisce “gli sciacalli”. Denuncia inoltre le manovre che hanno portato alla sua condanna come depistatore per l’attentato di Bologna, contestando carte alla mano la documentazione che ha consentito la sua estradizione dagli Stati Uniti e la detenzione brutale al 41bis per oltre otto mesi.
La versione di Pazienza mette in scena senza filtri l’Italia della Prima repubblica. Il potere visibile della politica e dell’economia, da Andreotti a Cuccia, e quello meno visibile dei servizi segreti o del famigerato Ufficio Affari Riservati del ministero dell’Interno, da Giuseppe Santovito a Federico Umberto D’Amato, passando ovviamente per Licio Gelli e il suo sodale Umberto Ortolani. Sono gli anni più violenti e bui della nostra storia recente, raccontati da un protagonista che certamente ha occupato un posto di primissimo piano nelle stanze del potere. Un uomo che, diversamente da molti altri, non ha goduto della più totale impunità, avendo scontato fino in fondo la sua pena in varie carceri italiane.
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
La "versione" del faccendiere implicato in tanti misteri italiani risente di troppi segreti non detti e quindi spesso l'autore ritiene per scontato cose che non lo sono. Da leggere comunque per non avere dubbi sulla vischiosità storica e politica di un periodo storico dove l'Italia fu una Repubblica a sovranità limitata.
L'A. fu incarcerato per anni (anche al 41bis): un “faccendiere” che frequentava il jet set e non solo (Gancia, Onassis, J.Y.Costeau, Madonna, S. Loren e C.Ponti, Marcinkus , Casaroli, Ranieri, Piccoli, Andreotti, Craxi , Cossiga, Caracciolo, Rizzoli, Ciarrapico, J. Gambino, Gelli, ecc.) tessendo utili relazioni con privati e società pubbliche, ricevendone incarichi in italia e all’estero, guizzando tra servizi segreti francesi, americani, Mossad, italiani (non solo il Sismi di Santovito: nella guerra tra bande e nei riferimenti a politici ) di cui era “consulente”. Come lo fu, a un certo punto (1981) di Calvi. La tesi di P. è che «il Banco Ambrosiano non fallì, fu fagocitato da diversi parassiti» . Le fazioni interne al Vaticano,lo Ior, Giovanni Paolo che aiuta Solidarnosc col denaro Ior attraverso il Banco Ambrosiano, lo scandalo della P2 di Gelli. Calvi viene poi arrestato per esportazione illecita di capitali; tre giorni dopo il papa fu ferito da Ali Agc., i politici si agitano e non solo., entrano in gioco Mediobanca, Carbone, la banda della Magliana, giri di denaro che mostrano un diverso Calvi. Il B.A. fu fatto “fallire” perché in realtà non si è mai veramente capito chi lo controllasse dietro le società panamensi che in realtà lo stesso Calvi possedeva o controllava, giocava su più tavoli contemporaneamente, rendendosi inviso ai potentati. Calvi doveva morire per fare entrare in scena gli sciacalli: il crac non fu un crac. I risparmiatori persero tutto, ma non all'estero. Si fa spezzatino di quanto aveva in pancia il BA e ci guadagnano tutti i soliti, nella regia di Cuccia, ma non solo. L'A, subisce macchinazioni, con episodi inquietanti anche da parte di servizi che infilavano stupefacenti nella sua casa di N.Y., con minacce e offerte di denaro a testimoni, ecc. Tutte le denunce dell’A. sulle ingiustizie subite furono insabbiate. Un libro che ripercorre in modo scorrevole anni, personaggi, vicende e meccanismi. Se tutto fosse vero sarebbe.... .
Finalmente, dopo ben ventitré anni, il seguito dell'ormai introvabile "Il disubbidiente": il nuovo libro del Dott. Pazienza. Il "noto faccendiere" torna nuovamente a farsi sentire, rivelandoci altri segreti volutamente celati dal potere e dalle sue istituzioni, non facendosi mancare - e ne ha tutte le ragioni - di spiegare fino a che punto e perché il trattamento che gli è stato riservato sia tanto ingiusto quanto criminale. Un libro interessante, scritto senza fronzoli né retorica, che si legge d'un fiato e che getta luce più di molti altri sui rapporti e sugli interessi segreti dietro ad alcuni "misteri" della Prima Repubblica. Ne consiglio la lettura a tutti gli italiani, specialmente a quelli che, come me, hanno già letto il suo precedente compendio, che reputo uno dei libri più straordinari mai scritti. Sperando che questo non faccia la fine dell'altro - ovvero essere bandito nella maniera più ignominiosa e medioevale - , esorto tutti ad affrettarsi a comprarlo: non si sa mai ...
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