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Anno edizione: 2017
Anno edizione: 2018
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E’ un tomo di storia (corredato da 34 pp. di note, 11 pp. di bibliografie e 10 pp. di indice analitico), non un romanzo (anche se ben leggibile, approfondito, in stile scorrevole). Alla fine del 1940 l’Europa era diventata un gigantesco carcere a cielo aperto. L’unica via di fuga era un piccolo buco nella muraglia, Lisbona, capitale di uno stato neutrale in precario equilibrio tra le forze belligeranti. Qui, in 5 anni di guerra, si riversarono 100mila, forse 200mila, forse più, profughi in fuga da fame, guerra, persecuzioni, sterminio. La via più battuta era dal sud della Francia di Vichy, attraverso i Pirenei, o in treno attraverso la Spagna fino al Portogallo, o in nave dal Marocco (Casablanca, il famoso film del 1942!). I profughi si trovavano in una città solare, opulenta, fornita di ogni ben di Dio, dove i ricchi vivevano una vita da nababbi e la guerra era un’eco lontana. I migranti, all’assalto delle ambasciate inglesi e americane, cercavano un visto e un passaggio in nave o in aereo verso ovest, non solo gli States, ma anche il Sud America e le isole tropicali. Weber narra, con documentazione straordinaria, i retroscena sconosciuti del passaggio ad Ovest, il gioco di spie tra le parti belligeranti, il salvataggio di famosi letterati e artisti piovuti a Lisbona e traghettati negli States, ma anche di ebrei perseguitati, soldati inglesi feriti o abbandonati sulle spiagge di Dunkerque. Brani da antologia, come la fuga a Sud (giugno 1940): “strade zeppe di profughi che lasciavano Parigi … la nebbia artificiale sprigionata dai francesi per creare uno scudo contro le bombe accresceva la desolazione coprendo ogni cosa di fuliggine”. Nel cap. V l’incontro ultra-segreto del gen. Castellano per trattare la resa dell’Italia (agosto 1943) con gli Alleati: quasi un teatro filodrammatico. Castellano poi firmerà la resa incondizionata a Cassibile il 3 settembre. E un’infinità di altre vicende. Se amate la storia, tuffatevi; se no, restate sul bagnasciuga!
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