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«Nelle pagine di Follini c’è tutto quello che non resta nelle analisi, nelle biografie o negli studi degli storici. Il potere che non è conquista, ma condanna. Il potere che è una vertigine. Il potere che confina con la paura.» – Marco Damilano
«Marco Follini aggiunge dettagli e particolari inediti su una figura mai abbastanza esplorata, lavora sui chiaroscuri, componendo un labirintico ritratto, pieno di politica e umanità, in grado di produrre, in chi legge, un’autentica evocazione.» – Fabrizio Gifuni
Aldo Moro scelse per sé un ufficio periferico e austero, in via Savoia: un tentativo di tenersi a prudente distanza dagli affanni del Palazzo, e di marcare una netta differenza tra lui, il suo modo di vedere la vita e la politica, e quello dei compagni di partito, degli alleati, degli avversari. A partire da questa scelta simbolica, un manifesto delle intenzioni, Marco Follini racconta la parabola umana e politica di Aldo Moro fin dai primi passi a Roma, dov’era arrivato dalla Puglia grazie alla sua delicata intraprendenza. Moro è dipinto come un outsider che conquista il suo partito e il paese, eppure in quell’uomo che si muove così abilmente nelle stanze del potere abita un animo tormentato e fragile, che non è stato quasi mai raccontato. Un carattere che lo rende “scomodo” perché mai silenziosamente allineato, e segna una differenza che pagherà con il rapimento e gli ultimi dolorosi 55 giorni di prigionia, in cui Moro si rende conto di non essere solo ostaggio delle Brigate rosse ma anche di uno stato che scoprirà essere troppo diverso da sé. Lui che era un uomo del dialogo, convinto che nessuno, mai, dovesse essere abbandonato a se stesso.
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Un'indagine introspettiva sulla figura di Aldo Moro e il suo rapporto travagliato col potere. Complesso, non per tutti.
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