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interessante carrellata di un Italia sconosciuta ai piú. Marcoaldi indugia a volte in un lirismo un pó manierato, in una ricerca del "bello" a tutti i costi che pare un pó consolatoria, ma riesce comunque a condurre il lettore in un viaggio nuovo e a tratti rinfrescante
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«Se il viaggio è sinonimo di sorpresa, continua diversione, spaesamento, allora quello nella provincia italiana è un viaggio a tutti gli effetti, visto che si incontra l'ignoto e il forestiero direttamente a casa nostra.»
Quale migliore invito alla scoperta della vera anima del Paese? Quella che risiede nella provincia, realtà piena di fascino e contraddizioni, dimensione familiare e allo stesso tempo sorprendente, culla di tranquillità ma anche di tragici fatti di cronaca, universo diviso tra pigra assuefazione alla consuetudine e prepotenti spinte al cambiamento. Franco Marcoaldi ci regala un inimitabile ritratto di questi luoghi, «ignoti spesso perfino a chi li abita», in un appassionante reportage che racconta "dal vivo" l'Italia e le persone che la abitano. Il libro nasce da una lunga inchiesta sul territorio, realizzata per le pagine de la Repubblica, successivamente ampliata e modificata in forma narrativa, fino a diventare questo racconto di viaggio, di circa 200 pagine, dove i ricordi personali, le riflessioni e gli incontri dell'autore si mescolano alle voci di amministratori, imprenditori, artisti, professionisti locali e alle suggestioni del paesaggio.
Le tappe del tour compiuto da Marcoaldi, sono diciassette realtà diverse, scelte - per ammissione dello stesso autore - senza "nessuna sistematicità" o intento di esaustività, ma semplicemente assecondando il desiderio di riscoprire «il passo, le facce, i tic, i sapori, la luce, le malinconie e gli azzardi di quelle comunità che troppo spesso restano fuori dalle maglie di un resoconto mediatico ripetitivo, irrelato, e decisamente poco curioso». Diciassette esempi per raccontare un Paese vivace e multiforme, che è impossibile ricondurre a un unico modello.
Si parte da Ascoli, città dalle atmosfere vagamente crepuscolari in cui convivono capacità imprenditoriale e una generale diffidenza nei confronti di qualunque tipo di intrapresa e rischio, provincia dal dolce paesaggio collinare e rasserenante, che rimanda a una vita parsimoniosa e semplice in cui "le persistenze contano più delle variazioni. Nel bene e nel male". Per approdare poi a Barletta, Andria, Trani, la cosiddetta Bat, nome che sa di fumetto per una provincia ancora in formazione, un "futuribile triangolo amministrativo già vecchio ancora prima di nascere", in cui si sprecano energie in diatribe di campanile per l'assegnazione delle sedi politiche, amministrative e giudiziarie e a fatica si riesce a valorizzare la collezione della gloria locale: il pittore Giuseppe De Nittis. Seguono, tra le altre, Belluno, un paradiso nelle primissime posizioni della classifica sulla qualità della vita, oggi con qualche crisi di identità di troppo; Cremona, provincia di antica vocazione agricola, che emana una prepotente sensazione da dolce 'calma piatta', sotto cui si nasconde il carattere solido e meditabondo, o meglio "ruminante", dei suoi abitanti. E poi le campagne del Nord Est vicentino e trevigiano e il doppio volto della Barbagia, un luogo che appare al medesimo tempo molto vicino e molto lontano, che l'autore definisce una "mezcla inestricabile in cui convivono grandi potenzialità e freni originari non meno potenti".
Cinquant'anni dopo il Viaggio in Italia di Guido Piovene, che l'autore stesso riconosce suo mentore e ispiratore, uno scrittore e poeta riparte alla scoperta dell'Italia "profonda", per raccontare, oltre le apparenze e i pregiudizi, e con un pizzico di poesia, il cuore e il carattere degli italiani, molto spesso "oscuri" anche a noi stessi.
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