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Anche io, che questo libro l'ho letto diversi anni fa (ma ora vorrei rileggere portandomelo dietro in Andalusia) intervengo per "alzare la media" che le recensioni di qualche lettore della domenica ha fatto quasi precipitare. In realtà è un libro che rimane, anche dopo anni. Rimane soprattutto l'inconsueta ambientazione in una Europa imbarbarita dopo il crollo dell'impero romano, dove sono gli arabi a rappresentare la civiltà. E ai recensori che avrebbero fatto meglio a stare zitti, vorrei dire: - Yeoshua è israeliano, non arabo; - mancano i dialoghi? Sì, è vero. E mancano anche le figure; - leggetevelo voi Topolino.
Leggere questo libro è stato come viaggiare nel tempo tenendo un piede nel presente, vista l'attualità dei temi raccontati. L'amore è protagonista in ogni pagina ed è sempre narrato con sincerità di emozioni e delicatezza. Yehoshua sa raccontare i sentimenti umani in maniera mirabile. Consigliato a chi ama questo scrittore ma anche a chi vorrebbe conoscerlo
Sono d'accordo con chi sostiene di essere rimasto deluso per la bassa valutazione per un libro che in realtà vale la pena davvero di leggere. Un viaggio nel cuore del medioevo, per meglio conoscere e comprendere un periodo dalle tinte oscure ma affascinante.
Recensioni
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"Per rafforzare la propria fiducia poneva altre domande, interessandosi ai segni del famoso Anno Mille che, a detta di Abulafia, già incombeva all'orizzonte celeste come una grossa nube, sulla quale lampeggiava una grande croce vermiglia, turbando la mente delle genti."
Anno 999, vigilia del nuovo Millennio. La grande civiltà mediorientale vive uno dei massimi momenti di splendore, l'occidente deve ancora "rinascere" dopo le grandi e successive crisi dei secoli precedenti, ma mantiene una presunzione di superiorità. Una collocazione spazio-temporale non certo casuale per il nuovo romanzo di Abraham Yehoshua, scrittore israeliano ormai entrato a tutti gli effetti nell'Olimpo dei grandi della letteratura mondiale. Quali e quante potranno essere le affinità con il passaggio del millennio al quale stiamo assistendo? E quanti dei conflitti religiosi, giuridici, sociali, etici del primo millennio sono rimasti invariati al termine del secondo?
Se in Ritorno dall'India (romanzo precedente dell'autore) il protagonista, giovane e entusiasta medico ebreo assolutamente integrato nella mentalità occidentale contemporanea, vive un duplice difficile rapporto, niente affatto equilibrato, con una donna sposata più grande di lui e una giovane moglie che non ama, qui Ben Atar, commerciante ebreo marocchino poco più che quarantenne, totalmente immerso nella cultura del suo secolo, divide il tetto coniugale con due mogli, attentissimo a non privilegiare nessuna delle due, con un senso antico della giustizia e dell'equità che gli deriva dall'educazione religiosa e dalle tradizioni. Usi che cozzano violentemente con le idee dell'amato nipote Abulafia che vive in Francia, a Parigi, un "piccolo villaggio". Per raggiungerlo Ben Atar affronta un lungo viaggio da Tangeri in compagnia delle due mogli, di Abu-Lutfi, socio ismailita, e di un rabbino originario dell'Andalusia, che avrà il compito di supportare le sue tesi. Per raggiungerlo e confrontarsi con le sue concezioni di ebreo del Nord, fomentate ancor più dalla nuova moglie, una ebrea ashkenazita, intransigente e assolutamente contraria alla bigamia.
Al di là dei grandi temi affrontati, del periodo storico in cui si svolgono i fatti, della narrazione di un viaggio intenso e di un ancor più intenso confronto di due concezioni dell'ebraismo e di due civiltà ormai sempre più distanti, questo è ancora un romanzo d'amore, un romanzo sull'amore e sulla difficoltà di amare più persone o, viceversa, di unirsi eternamente a una sola. Ci saranno tribunali per valutare chi sia nel giusto, ma nessuno potrà davvero dire quale sia la cultura vincente, quale l'amore vero. Mille anni orsono come oggi.
A cura di Wuz.it
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