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Anno edizione: 2017
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«Solo un membro della ciurma parteciperà all’immersione», dice il capitano, «e ho scelto te. Tu solo raggiungerai il Challenger Deep e scoprirai le ricchezze che custodisce».
Non è un libro facile, questo va detto. Non è facile per niente. Però è coraggioso. Perché serve una buona dose di coraggio per raccontare la schizofrenia, per mettere nero su bianco il viaggio nella mente di un adolescente che ha perso il contatto con la realtà. E ne serve ancora di più, di coraggio, quando quel ragazzo è tuo figlio, e quello che prende vita sulla carta è la tua – la vostra – esperienza. Romanzata, certo, ma non per questo meno dolorosa o reale.
Nel libro, il figlio dell’autore ha il nome e il volto di Caden Bosch. È un normale ragazzo di quindici anni: va a scuola, esce con gli amici, progetta videogiochi. Ma a un certo punto qualcosa nella sua testa va in tilt, qualche ingranaggio inizia a non girare più come dovrebbe e il suo mondo diventa sempre più cupo e pericoloso: i delfini stampati sulle pareti lo guardano con ghigni minacciosi, i suoi genitori non sono chi dicono di essere, qualcuno a scuola sta cercando di ucciderlo. Ma forse un modo per difendersi Caden ce l’ha: camminare. A piedi nudi, per le vie della città, Caden inizia a vagabondare, perché sa che è l’unica cosa che può fare se vuole salvare il mondo.
I suoi genitori capiscono che c'è qualcosa che non va, che la vita di Caden è tormentata da un incubo che non riescono a comprendere. Davanti al nuovo Caden si ritrovano impotenti e si vedono costretti a portarlo in una clinica psichiatrica. Ed è qui che la schizofrenia assume un nuovo volto. Si fa galeone pirata su un oceano insidioso, in rotta verso il Challenger Deep, il punto più basso della Fossa delle Marianne, l’Abisso da cui è impossibile fare ritorno.
A bordo della nave, i medici, gli infermieri e gli altri ragazzi diventano personaggi stranissimi, mozzi che dispensano consigli di vita, navigatori che parlano per analogie e assonanze, polene bellissime che ti fanno innamorare. Ma ci sono anche cervelli in fuga, tatuaggi a forma di teschio con il dono della parola, marinai che saltano nel vuoto per poi scomparire come fogli di carta trasportati dal vento, e un pappagallo con un occhio solo che istiga all’ammutinamento. Caden si ritrova presto al centro di una cospirazione, come una sorta di pedina contesa dal capitano e dal suo pappagallo. E mentre la nave procede inesorabile verso la sua meta Caden dovrà decidere da che parte stare, e trovare un modo per salvarsi da quel vortice che lo trascina con sé, sempre più in profondità.
Non è un libro facile. Però è coraggioso e bellissimo e pieno di speranza. È una sorta di testimonianza di salvezza. Perché anche dall’abisso del dolore e della sofferenza puoi risalire. Anche nell’urlo nero del vortice più profondo puoi ancora aggrapparti all’ultimo pezzettino di cielo e stringere più forte che puoi. Senza mollare la presa.
Recensione di Mauro Ciusani
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