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I vinti non dimenticano. I crimini ignorati della nostra guerra civile
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I vinti non dimenticano. I crimini ignorati della nostra guerra civile
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I vinti non dimenticano. I crimini ignorati della nostra guerra civile
Ebook
Tutti i formati ed edizioni
EPUB2 con Adobe DRM
Anno edizione: 2011
6,99 €
tascabile
Anno edizione: 2015
11,40 €
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vinti non dimenticano. I crimini ignorati della nostra guerra civile
Con I vinti non dimenticano, ideale prosecuzione e completamento di Il sangue dei vinti, Giampaolo Pansa racconta quello che ancora non aveva detto. L'occupazione jugoslava di Trieste, Gorizia e Fiume. Le stragi in Toscana successive alla Liberazione. La violenta sorte delle donne fasciste. Le uccisioni dei comandanti partigiani e dei politici socialisti che si opponevano all'ingerenza comunista. L'inferno dei lager dove venivano confinati i fascisti da fucilare. Gli orrori degli Alleati e i civili caduti sotto i bombardamenti non sempre necessari degli angloamericani. Lasciando parlare le fonti di una storiografia preziosa ma da sempre omessa, Giampaolo Pansa dà voce alle vittime silenti di quelle violenze, ai vinti dimenticati; e, rivendicando la sua libertà di pensiero, offre ai lettori un altro personale contributo alla storia della guerra civile italiana.
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Autore:
Editore:
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Testo in italiano
Cloud:
Compatibilità:
Tutti i dispositivi (eccetto Kindle) Scopri di più
Pagine della versione a stampa:
465 p.
Layout:
Reflowable
EAN:
9788858621004
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Pietro1950
02 luglio 2017
'E un libro che mi ha lasciato profondamente deluso; l'autore pare che scriva esclusivamente per lusingare e far piacere a un certo tipo (politico) di lettore. L'esposizione procede lentamente e anche se descrive fatti realmente accaduti appare paradossale da renderli quasi incredibili, tanto da farmi pensare che fosse veramente questo lo scopo dello scrittore. La continua narrazione di truculenti episodi senza un filo logico che unisca i vari capitoli appesantisce la lettura. L'artificio della conoscente che collabora nella stesura è ingenuo e fastidioso. Una pagina così importante della nostra storia doveva essere trattata con più attenzione, con modi più austeri e non con un tono da pettegolo bisbiglio. Anche se l'opera, secondo me non merita assolutamente la sufficienza, forse leggerò ancora libri di Pansa ma dopo questo titolo sarò sicuramente prevenuto.
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Sconosciuto ma pensante
31 marzo 2014
Una conseguenza inevitabile del crollo delle ideologie e mutamenti molto variabili del quadro politico nostrano. Ieri fascisti da denigrare e antifascisti da esaltare oggi si può sparlare dei cattivi maestri e partigiani rossi ormai nell'oltretomba ma se Pansa pensa di aver scoperto qualcosa di nuovo si sbaglia. Ideologie totalitarie, guerre mondiali e guerriglie incivili hanno rovinato i cervelli di molti ignoranti, mandanti o sicari che fossero (parlo in generale dei collaborazionisti nazifascisti prima e dei giustizieri rossi dopo). Questi libri sono dedicati ai "cattivi maestri" che Pansa ha avuto ma quanti furono? Pansa pare scappato da una "scuola quadri" dei "kamer rossi" ma quelli da noi dal 1945 a oggi non hanno mai dettato legge in Italia.
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Ugo
01 febbraio 2014
Pansa in questo libro, con stile divulgativo ma citando fonti ben precise con nomi, luoghi, date, affronta il tema della guerra civile conosciuta come Resistenza. La storiografia ufficiale, quella dei vincitori, ha costruito sopra questa vicenda una sorta di narrazione mitologica. Pansa rimuove questa incrostazione ideologica e, adottando il punto di vista dei vinti, ci mostra alcuni semplici fatti: 1) i fascisti convinti che combatterono per la Repubblica Sociale non erano una sparuta minoranza ma, anzi, probabilmente in numero ancora maggiore di quelli che combattevano dalla parte "giusta". Questo qualifica la guerra di resistenza come guerra civile, tra italiani che la pensavano in maniera diversa. 2) essere antifascista non significava necessariamente essere democratico. I comunisti combattevano il fascismo non per instaurare un regime democratico ma come parte di una rivoluzione proletaria che avrebbe dovuto instaurare in Italia, dopo la dittatura fascista, la dittatura del proletariato. 3) il Pci era organico al sistema di potere dell'Unione Sovietica, prendeva ordini da Stalin di cui Togliatti era stretto collaboratore. 4) dopo il 25 aprile 1945, a guerra finita, fascismo sconfitto e con l'ordine dato dal governo italiano di riconsegnare le armi, ben pochi partigiani comunisti obbedirono. Essi continuarono piuttosto nella loro "rivoluzione" eliminando fisicamente, con metodi terroristici, quelli che da loro erano considerati "nemici di classe", ostacoli sulla strada verso la costruzione del socialismo. La mattanza di donne, anziani, preti, gente comune, fascisti o, il più delle volte, presunti tali, continuo' con una violenza inaudita.
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