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La vita assassina - Félix Vallotton - copertina
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vita assassina

Descrizione


Jacques Verdier, il protagonista di questo romanzo, è un antieroe del male. Dopo un secolo di figure luciferine, che cercavano testardamente il male, Vallotton ha creato un personaggio che è accompagnato dal male come da unombra, o un aroma, ma certamente non lo vuole. Anzi, Verdier in generale vuole poco. È un giovane di provincia calato a Parigi, che si scopre quasi per caso una vocazione di storico dellarte. La sua esistenza si svolge su scenari prevedibili della metropoli, fra bordelli, salotti, caffè e redazioni. Ma Verdier sa di celare un grave segreto: il male è suo ospite perenne, e dalle sue mani si trasmette alle più varie creature che gli vengono incontro. Unironia sinistra avvolge tutte le sue vicende, avvicinando amore e assassinio sino a farli diventare dei «quasi sinonimi». Si direbbe che in Verdier il volto assassino della natura si sia scelto un rappresentante, e si compiaccia beffardamente del suo aspetto poco vistoso e innocuo. Ma è davvero innocente Verdier? Quanto più lo proclama, tanto più insospettisce. E esiste davvero Verdier?
Vista dallesterno, la sua storia è quella di un giovane e promettente studioso darte. Vista dallinterno, è una vita che obbedisce a un «codice di carneficina e di sangue», mentre un «cappio di fatalità» lentamente la strozza. Ma, e questo è il paradosso del romanzo, che Vallotton fa giocare magistralmente, la vita nefasta di Verdier non è percepibile da nessuno salvo da Verdier stesso e dal lettore che ascolta le sue confessioni. E questo crea un divario fra esterno e interno che conferisce al racconto una vibrazione di cupa ilarità. Come nella sua opera di pittore, Vallotton mostra in questo romanzo di essere attratto dalloltraggioso e dallurtante. E applica distinto quella esautorazione del soggetto che rivendicavano i cavalieri della décadence, da Nietzsche a Rémy de Gourmont. Così si precisa davanti ai nostri occhi, con lo stesso tratto che ci era noto dai disegni di Vallotton, il profilo di una storia sottilmente ossessiva: la cronaca di un «insabbiamento in un orrore molle».
La vita assassina, scritto nel 1907-1908, fu pubblicato, postumo, nel 1930.
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Dettagli

1996
11 giugno 1996
232 p., ill.
9788845902376

Voce della critica


scheda di Baggiani, A., L'Indice 1987, n. 7

Jacques Verdier è destinato fin dall'infanzia a seminare intorno a sè la morte: un suo vicino di casa, il suo miglior amico, una modella, Jeanne ed infine -ed è la tragedia- la donna amata che gli si è concessa. Tormentato dal suo fatale potere Jacques non può far altro che uccidersi e consegnare al solito manoscritto la sua storia. Ma Verdier non è uno iettatore (sarebbe interessante scoprire se Vallotton conosceva il curioso romanzo di Gautier, " Jettatura ", pubblicato nel 1857). Non per il suo sguardo infatti o per la sola sua presenza si scatenano gli eventi luttuosi ma -per un ironico gioco di causa-effetto- a seguito di una sua azione reale: è lui che dà il veleno all'amico e che contagia " Marthe " con la sifilide. La razionalità dell'assunto fornisce la chiave del profondo e ambiguo senso di colpa del "malfattore" Verdier, e dà insieme materia alla luce cruda in cui viene immersa tutta la vicenda. La corposità della parola e il predominante tono grottesco "perché il grottesco deve immischiarsi in tutto"-non altrimenti che nei suoi quadri- fanno di questo singolare pittore "Svizzero di Parigi" uno scrittore altrettanto singolare e affascinante nella sua quasi violenta lucidità.

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