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Anno edizione: 2014
Anno edizione: 2016
Anno edizione: 2014
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Ho letto questo libro 2 volte, ma devo concludere che non mi è piaciuto. La trama non è niente di che, non appassiona. Mi è sembrato anche poco chiaro nello sviluppo della storia. Non é un libro che rimane impresso.
Volume impegnativo, non per tutti; mi schiero con quei lettori che non lo hanno apprezzato. Mi aspettavo un thriller e mi sono ritrovata a leggere un romanzo storico (genere che non amo) con una scrittura d'altri tempi, aulica e ridondante. Persa nelle pagine di troppo, snervata dall'ennesima rinascita, confusa dallo stile esageratamente ricercato e dal ripetuto utilizzo di termini in altre lingue (inglese, tedesco, francese....) non ho colto il messaggio che l'autrice voleva dare (forse che un piccolo avvenimento può incanalare il destino e la storia in un senso piuttosto che in un altro? Forse che occorre ascoltare i presentimenti?). Cinquecento pagine che mi sono risultate indigeste. Due stelle solo per la grande originalità e perché a tratti (quando era presente la spumeggiante, irriverente Izzy) non nego di essermi divertita.
Interessante e sorprendente romanzo in cui vengono ipotizzate plurime possibili vite della stessa protagonista, evidenziando come le scelte anche più insignificanti possono cambiare il corso dell'esistenza, non solo nostra. Concetto poi ripreso da Paul Auster con il.suo 4 3 2 1 con notevole successo di critica. Peccato che l'autrice non abbia avuto la stessa fortuna.
Recensioni
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Se giudicate un libro dall'incipit vi consiglio di non farlo in questo caso. Del resto non sempre gli incipit sono all'altezza del romanzo che inaugurano. Basta però girare il foglio, arrivare semplicemente a pagina 14 e leggere le poche righe che la riempiono per capire che ciò che ci attende è tutt'altro che la noiosa e ripetitiva storia di una donna che trascorre il suo tempo al Caffé tra "dolci e pettegolezzi".
Febbraio 1910
Una bambina muore nascendo con il cordone ombelicale stretto attorno al collo. Un’altra nelle stesse condizioni riesce fortunatamente a sopravvivere. ”Avete deciso che nome darle?”. “Ursula” risponde la madre “La chiamerò Ursula. Significa ‘piccola orsa’.”
Giugno 1914
Una bambina di cinque anni di nome Ursula tiene la mano della sorella Pamela e affronta con lei le grandi onde del mare finché perde la stretta, viene risucchiata dall’acqua e muore. Una bambina di nome Ursula riesce a sopravvivere, malgrado sia rimasta in carenza di ossigeno.
Gennaio 1915
La guerra mondiale è in pieno svolgimento, ma per Ursula le giornate sono ancora serene e giocose alle prese con i primi lavori a maglia e una bambolina di legno battezzata Regina Solange che il fratello per dispetto le lancia fuori dall’abbaino facendola incastrare tra le lastre d’ardesia del tetto. Ursula per recuperarla precipita e muore. Una bambina di nome Ursula sta per lanciarsi fuori sul tetto per recuperare la sua bambolina ma la sorella Pamela la ferma, ripescando Regina Solange con un bastone da passeggio.
Novembre 1918
Ursula si ammala: è influenza, l’ha presa da Bridget la governante. Il fratellino Teddy muore e anche lei non sopravvive. Una bambina di nome Ursula spinge la governante Bridget giù per le scale, sente che deve farlo. Bridget si rompe un braccio e non può unirsi alla folla per i festeggiamenti per la vittoria, non rischiando di ammalarsi.
Le tenebre cadono ancora per Ursula a sedici anni, a ventidue, nel 1940… Nel 1947 è il gas della stufa Radiant a ucciderla. Ma Ursula muore davvero? Cosa accade in questa strana esistenza segnata continuamente dalla morte? Il destino è nelle sue mani (un fardello così pesante per una ragazzina) o no? Immaginare cosa potrà accadere serve a prevenire tragedie, a cambiare il corso delle cose?
È evidente che per Ursula (qualunque sia la Ursula che sopravvive lungo la storia) non è una persona destinata a un futuro banale. La sua esistenza si interrompe e riprende tantissime volte. Ma qual è davvero al sua esistenza, cosa avviene nella sua mente e cosa accade veramente nella sua storia? Si hanno ricordi del futuro? E se il futuro può cambiare, può farlo anche il passato o esiste solo il presente?
Quante volte la nostra vita avrebbe potuto fermarsi, cambiare il nostro palinsesto? Quanti eventi, piccole coincidenze o contrattempi a nostra totale insaputa hanno fatto sì che la nostra esistenza non si interrompesse? Una bellissima, complessa, originale idea che sfiora la riflessione filosofica e fa fermare il pensiero del lettore, compito di ogni romanzo che si definisca tale.
Kate Atkinson fa pronunciare al dottor Kellet queste parole: “Certi filosofi buddisti sostengono che certe volte un brutto evento si verifichi per impedirne uno peggiore. Certamente, però, esistono situazioni nelle quali non è possibile immaginare alcunché di peggiore”. Ursula potrebbe cambiare la storia (sulla sua strada incontra persino Eva Braun e Hitler), mutare ciò che è già scritto, mettere parziale rimedio al peggio, ma il destino si crea e si distrugge ogni giorno, la storia ci sfiora e la maggior parte delle volte non ci permette di penetrarla per mutarla.
In sinstesi un bel romanzo è un bel romanzo, non c’è molto da dire di più.
A cura di Wuz.it
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