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Il primo libro di Desiati che ho letto, il primo libro di Desiati che ho amato alla follia. Una storia commovente, una prosa ricercata, una perizia narrativa che mi ha tenuta incollata alla pagina e che mi ha spinta, anni dopo, a rileggerlo e apprezzarlo nuovamente con la stessa emozione e lo stesso trasporto di un tempo. Consigliatissimo.
Noioso perché scritto da un presunto saccente..... sa già tutto lui, non c'è un dialogo..... PALLA AL PIEDE, sconsigliato
la trama potrebbe anche essere decente, nella sua blanda banalità, ma lo stile è intollerabile: ogni sequenza di termini (pare brutto chiamarle 'frasi') trasuda una spocchia pseudointellettualoide che dà seriamente ai nervi, soprattutto se impiegata per parlare di gente semplice che a desiati non direbbe altro che "aò, ma parla come magni". viene fuori una scrittura posticcia come un tramonto photoshoppato. per non parlare dei luoghi comuni accavallati uno sull'altro, sfruttati fino alla nausea per rappresentare nel modo più comodo la psicologia spicciola del personaggio; di certi sfondoni clamorosi dovuti alla scarsa accuratezza nella verifica dei riferimenti alla realtà (memorabile il treno speciale che parte dal binario 18 della stazione termini, un binario distaccato dal corpo centrale della stazione da cui partono solo trenini locali: bastava andare sul sito delle ferrovie!); della descrizione di lui e lei che si scambiano bocconi masticati (di cui nessuno avrebbe sentito la mancanza, tutto sommato) messa lì solo per ostentare la sua bravura nel creare immagini repellenti con la solita spocchia intellettualoide di cui sopra. se avete voglia di un bel libro che tratti questi temi consiglio piuttosto "la futura classe dirigente" di peppe fiore.
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