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Un nucleo familiare chiuso in se stesso. La noia, l'attesa, la palude esistenziale. Poi, un delitto, una morte. E la vita torna a scavare. Il secondo romanzo di Marguerite Duras, scritto nel 1944 e rivisto nel 1972, è ambientato in una proprietà agricola sperduta nella campagna francese. Protagonista ne è la giovane Francou, vittima di una profonda noia esistenziale, alla quale sente di poter sfuggire solo mediante l'amore. L'amore, da un lato, è quello che la getta fra le braccia di Thiène e, dall'altro, quello impossibile che nutre per il fratello Nicolas. I personaggi sono tutti murati in se stessi, invischiati in situazioni irrisolte e votati ad affetti irrealizzabili, in una cupa e opprimente atmosfera provinciale, dove covano nascosti drammi segreti e passioni violente. A fungere da elemento di rottura e svolta sarà allora un delitto, quello con cui il racconto ha inizio, che spezzerà questo soffocante senso di paralisi. E sarà una promessa di "Vita tranquilla".
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Il romanzo è suddiviso in tre parti: - la prima si occupa prevalentemente della trama, viene ambientata la storia e accadono i fatti. - la seconda si svolge in un luogo imprecisato della costa, al mare, dove Francou si reca per superare i gravi lutti che hanno colpito la sua famiglia: è una parte interamente introspettiva, densa di riflessioni e pensieri - per intenderci: qualcuno potrebbe definirle seghe mentali - che mi hanno assorbita e annientata. Ho pianto, e tanto, su queste pagine. - la terza “risolve” il romanzo, raccontando il ritorno di chi si era allontanato e regalandomi una decina di pagine in corsivo che considero (quasi) il meglio che io abbia mai letto di questa autrice. C'è da dire che ho trovato lo stile della Duras diverso da quello da me riscontrato ne L'Amante e ne Occhi Blu Capelli Neri. Uno stile più "classico", questa volta, con un'attenzione in più verso la storia, anche se rimangono i tratti che la distinguono. La Vita Tranquilla ricorda (in qualche oscura forma che non saprei spiegare) un modo di trattare gli argomenti che è anche quello di Sandor Marai. E’ un quadro in bianco e nero, questo romanzo, di quelli con mille e più sfumature di grigio, a definire e colorare i dettagli. E i dettagli sono vivide istantanee di vita e di morte e ancora incubi, paure, e la noia, il mal di vivere, i sentimenti incestuosi, gli amori impossibili e il vuoto che colma gli esseri umani. Forse il più bello, tra i suoi che ho letto
Recensioni
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scheda di Ferrero, A., L'Indice 1997, n. 3
(scheda pubblicata per l'edizione del 1996)
in questo libro. Prima di tutto la copertina. Bellissima. Una foto in bianco e nero che ritrae lei, Marguerite Duras, di schiena a una vetrata. Davanti, il mare, protagonista con i suoi movimenti, i suoi colori, i suoi respiri, della seconda parte del romanzo. Poi l'anno dell'edizione originale. Il 1944. Più di cinquant'anni fa, ben sei prima di "Una diga sul Pacifico", che rivelò l'autrice in Francia come una tra le voci più significative del nouveau roman. Tradotto ora, postumo, qui da noi, questo fu il secondo libro di Duras. A leggerlo si ritrovano i temi già inconfondibilmente suoi, e si scopre l'evolversi della sua scrittura verso quel rigore levigato che la caratterizzerà. Infine il titolo: "La vita tranquilla". Una promessa, un'attesa, che Francou, la protagonista, invoca come una benedizione. La sua famiglia, chiusa tra i muri di una sperduta proprietà agricola, non ha fatto altro che lasciarsi vivere, trascinandosi inerte per anni in una nebbia di noia. Tocca a lei far esplodere quell'immobilità rassegnata e soffocante: per liberare i genitori dallo zio, segno e causa della loro rovina, istiga Nicolas, il fratello troppo amato, a ucciderlo, ma perde anche lui. Le due morti paiono necessarie per la nascita di una nuova vita, quella del figlio che scopre di aspettare da Tiène, un estraneo capitato tra loro per caso e ora deciso a restare e sposarla. Tutto è cambiato, niente è cambiato: l'ordine silenzioso e inaccessibile del mondo è forse ristabilito, ma la noia resta, più fonda, più compatta di prima. Sarà questa, la vita tranquilla?
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