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Anno edizione: 2016
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Indice
Nel 1573 il quarto generale della Compagnia, Everardo Mercuriano, affida a Juan de Polanco, già segretario personale di Ignazio di Loyola, il compito di stendere un Chronicon con le vicende della vita del fondatore e dei suoi discepoli: l’embrione della storiografia gesuitica, che crescerà fino all’imponenza nei secoli successivi facendo di quest’ordine quello che senza dubbio si è saputo meglio raccontare, non di rado identificandosi con lo stesso cattolicesimo controriformista tout court, quello del barocco e dei santi missionari. Ai fini dell’impresa si chiede ai superiori delle province di raccogliere e trasmettere a Roma le storie di vita dei membri, questi racconti confluiscono in un fondo apposito degli archivi dell’ordine, etichettato come Vocationes illustres, (vocazioni illustri).
In questo fondo si immerge Prosperi, riportando in superficie storie esemplari, cioè storie che il ceto dirigente della Compagnia di Gesù volle come esemplari, nel bene e nel male. Quello che ne esce, narrato con vividezza in un continuum in cui la voce dello storico si alterna senza sbavature a quelle dei protagonisti, è l’autoritratto collettivo della Compagnia di Gesù, voluto e disegnato dall’alto nell’età ferrea della guerra confessionale, quando i gesti e le parole pesavano come piombo sulla bilancia del giudizio divino e dell’egemonia sulle coscienze. Più che delle singole traiettorie di vita dei suoi membri, infatti, è della Compagnia di Gesù nel suo insieme che Prosperi, a libro concluso, traccia il profilo: la sua, malgrado il titolo, è la storia dell’identità originaria della Compagnia, un corpo organizzato e disciplinato che agli uomini di quell’epoca apparve di volta in volta un miracolo di santità e abnegazione o una paurosa tirannia degli spiriti, e che agli occhi contemporanei si svela per molti versi come l’archetipo di un’attitudine disciplinante e totalitaria che ha maturato appieno i suoi frutti solo nel Novecento.
Recensione di Franco Motta.
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