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Voci del verbo andare - Jenny Erpenbeck - copertina
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Voci del verbo andare

Descrizione


Vincitore del Premio Strega Europeo 2017

Richard è un filologo classico in pensione, quasi per caso entra in contatto con un gruppo di africani alloggiati in un campo profughi di Berlino. È un uomo solo, vedovo e senza figli, e ha molto tempo a disposizione; in quel luogo si scoprirà capace di ascoltare le vite degli altri, le peripezie e le vicissitudini di chi viene dal Ghana, dal Ciad, dalla Nigeria, storie di lutto, fame, guerra, coraggio e difficoltà. Nel dialogo con gli esuli Richard scorge un'umanità a tratti capace di essere innocente e integra. La sua cultura classica funge da elemento rivelatore, lo aiuta a immergersi in un mondo e in una diversa visione del mondo, a confrontare valori a volte contrapposti. L'antichità e la modernità, l'universalismo e l'interesse individuale, il difficile bilanciamento tra gli ideali e la sopravvivenza. Gli uomini a cui pone le sue domande sono riusciti ad arrivare a Berlino nell'autunno del 2013, dopo essere sbarcati a Lampedusa. Sono quattrocento stranieri in terra straniera, e tutto per loro è diverso, difficile, alieno. Prima si accampano in una piazza del quartiere Kreuzberg per chiedere aiuto e lavoro, ma la polizia li sgombera e li ricovera nella zona orientale della capitale. Vitto e alloggio, una prima conquista, e poi un corso per apprendere la nuova lingua. Ma per loro, come per quasi tutti quelli che sono scappati dai paesi di origine per approdare in Europa in cerca di un rifugio e di una casa, la normalità è una conquista difficile.
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Dettagli

2016
8 settembre 2016
349 p., Brossura
9788838935428

Valutazioni e recensioni

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Elena
Recensioni: 2/5

La storia di un professore universitario in pensione e di un gruppo di giovani africani che occupano una piazza a Berlino in segno di protesta contro un governo che a parole dice di garantire il rispetto dei loro diritti, in quanto persone scappate da contesti di guerra e violenza persecutoria, ma nei fatti si adopera per liberarsi degli ospiti rendendo la loro vita impossibile.Richard il professore, prigioniero anch'egli del tempo,si avvicina loro per conoscere le loro vite così lontane dalla sua e resta travolto dall'impetuosità che i rapporti umani posso generare.Il libro mi ha deluso,non riesce a parer mio a trasmettere l'umanità e il calore della vita vissuta restando statico entro i propri binari.Francamente non è mai riuscito a emozionarmi né ad arricchirmi.

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Loris
Recensioni: 5/5

Affrontare l’argomento migranti in chiave romanzesca presenta più di un rischio: semplificazioni ed eccessi retorici sono in agguato. J.Erpenbeck sceglie il punto di vista di un uomo che pare avviato ad un sereno tramonto della vita, sciolto da legami sentimentali e impegni professionali. Nel suo ritiro in riva al lago, si insinua l’inquietudine di un annegato non ritrovato, l’immagine di un corpo senza identità in disfacimento. Questo elemento inconscio, insieme ad una curiosità verso l’altro non ancora sopita, fornisce la spinta per cercare un dialogo coi migranti africani che a Berlino cercano una via d’uscita dal loro status di rifugiati, impossibilitati a chiedere asilo in base alle regole della convenzione di Dublino. La forza del romanzo sta nel restituire, attraverso le interviste di Richard, una voce, un’identità specifica, a persone di norma relegate all’anonimato del fenomeno globale. Le singole biografie che si compongono gradualmente nei dialoghi danno consistenza e dignità a chi non può essere ridotto solo a comparsa per i servizi giornalistici, numero da gestire per la burocrazia statale, pretesto elettorale per la politica. La Storia è usata per istituire un parallelo tra migranti africani e tedeschi dell’ex DDR, per istillare il dubbio che decenni di pace abbiano cancellato il ricordo della fame e della sofferenza patiti in Europa durante la guerra, lasciando campo alla difesa egoistica del benessere acquisito. Il confronto con l’altro ridà senso e vitalità a Richard: alla fine i ruoli si ribaltano ed è lui a raccontarsi, a confessare il dolore nascosto che lo ha accompagnato negli anni.

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Beatrice
Recensioni: 5/5

L'incontro tra un anziano professore di filologia e un gruppo di sans-papiers a Berlino. La solidarietà che nasce casuale e fa nascere una relazione di amicizia. Bellissimo!

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Jenny Erpenbeck

1967

Jenny Erpenbeck (12 marzo 1967) è una regista e scrittrice tedesca.Nata a Berlino Est, Erpenbeck è figlia del fisico, filosofo e scrittore John Erpenbeck. A Berlino si è laureata nel 1985, e ha poi completato un apprendistato di due anni prima di lavorare in diversi teatri. Dal 1988 al 1990 Erpenbeck ha stuidiato teatro all'Università Humboldt di Berlino. Dopo aver completato i suoi studi nel 1994, come regista indipendente, ha diretto nel 1998 diversi teatri lirici in Germania e in Austria.Negli anni Novanta Erpenbeck ha iniziato una carriera da scrittrice oltre alla sua regia. È autrice di prosa narrativa e di drammi.

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