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Anno edizione: 2001
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"White Light/White Heat" è il secondo album del gruppo Rock The Velvet Underground, pubblicato nel 1968: segna il termine della collaborazione della band con Andy Warhol e con Nico (Christa Paffgen); la collaborazione con John Cale e la cantante tedesca riprenderà dopo lo scioglimento della Band. Il disco è considerato il capolavoro del gruppo. L'album sceglie come filo conduttore lo stesso della Pop Art di Andy Warhol: l’alienazione dell’uomo all’interno della società postmoderna. I testi (scritti da Lou Reed, a volte con la collaborazione di John Cale) raccontano episodi quotidiani di paranoia metropolitana, caratterizzati da descrizioni fredde, asettiche e ripetitive. L’atmosfera underground dei brani e l’introduzione di strumenti atipici per il Rock come la viola e l'organo, opera di Cale, accentuano la sensazione di straniamento imposta all’uomo dalla modernità. La registrazione è qualitativamente poco valida, il che rende difficile distinguere gli strumenti tra loro, e dando un'impressione monotona, piatta e meno immediata del primo album; questo fatto però, secondo alcuni, aiuta a rendere le atmosfere ancora più stranianti e alienanti. La Title-Track racconta un’esperienza convulsiva e psichedelica: luci e calore improvvisi fanno impazzire il protagonista, catturato da allucinazioni. Il ritmo è ossessivo, basato su un giro di blues, con il ritornello cantato da un coro. La quinta traccia, "I Heard Her Call My Name", è un'opera piena di rumori e cacofonie, sottolineata da violenti assoli di chitarra e stacchi di batteria. Descrive un colpo di fulmine avvenuto in una via di New York: Reed impersona un innamorato impazzito che lancia urla improvvise, affiancate a violenti acuti delle chitarre. L'ultimo brano "Sister Ray", considerato il migliore dell'album, è una vera sinfonia del minimalismo, costruita su pochi semplici accordi. Da notare nel brano le improvvisazioni dell'organo di Cale, le invenzioni vocali di Reed e le percussioni della Tucker. Un album bellissimo, importante e stupendo.
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