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Lettura da perdita di tempo, da ombrellone insomma. Raccontini piccini piccini che vogliono scandalizzare ma che a distanza di qualche mese dalla loro pubblicazione non scandalizzano più. Se è questa è la letteratura italiana allora siamo belli che morti.
Non riesco a gradire questo scrittore, anzi mi irrita e forse questo è il suo scopo. Ho letto due suoi libri. Adesso basta, mi spiace.
Critichiamo Aldo Nove dimenticandoci che si è laureato in filosofia morale con una tesi su Labriola. Un filosofo non può rinunciare al significato. E' da questo presupposto che dobbiamo leggere i suoi racconti. All'inizio potrebbero semrbrare scialbi. Ma, riflettendo, ogni pagina ha il pregio di mettere a fuoco una piaga dei nostri giorni. Il ragazzino che si sente giustificato a tenere la merda nel cassetto perchè la madre guarda la televisione. Quello che ammazza i genitori perchè comprano un bagnoschiuma assurdo. Il tizio che acquista un televisore subaqueo per vedere il Ruanda anche sul fondo della sua piscina. O la donna di mezza età che uscirebbe con Magalli solo per uno squarcio di notorietà. Sono episodi che raccontano come la televisione influenzi le nostre vite, come la spettacolarizzazione deformi il significato, come la pubblicità capovolga i valori ponendo al primo posto l'essere visti da un mondo che ha rinunciato a essere protagonista per farsi spettatore. Woobinda non è un opera sociologica, non è un opera filosofica e non è una pietra miliare della letteratura. Ma non ha neanche la pretesa di esserelo. Woobinda è un libro di racconti che probabilmente non supererà il decennio che descrive, ma che ha il grande merito di stimolate alla ghignata e alla rifessione.
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