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Libro presentato da Ferruccio Parazzoli nell’ambito dei titoli proposti dagli Amici della domenica al Premio Strega 2024.Un true crime letterario sul caso di cronaca più inquietante della storia italiana.
«Urlare la ‘Y’, inciderla nell’aria. Per sempre.»
Il 26 novembre 2010, a Brembate di Sopra, poco lontano da Bergamo, una ragazzina esce di casa per andare al campo sportivo dove si allena nella ginnastica ritmica. Non farà mai ritorno a casa. Di lei non si sa più nulla per tre mesi esatti: il 26 febbraio 2011 Yara Gambirasio viene ritrovata in un campo, le braccia aperte, la bocca spalancata in un urlo infinito. I medici diranno che è morta di freddo. Dal giorno successivo alla sua scomparsa ha inizio un’indagine senza precedenti per i metodi scientifici messi in campo, per la quantità di individui coinvolti – dagli inquirenti ai cittadini chiamati a contribuire in prima persona –, per il clamore mediatico mondiale, per il dispiegamento di energie civili, politiche e militari, per la quantità di passi falsi, errori, polemiche. Nel giugno 2014 la procura arresta un uomo che oggi è condannato all’ergastolo ma continua a proclamarsi innocente.
Proposto da Ferruccio Parazzoli al Premio Strega 2024 con la seguente motivazione: «Con la voce potente del narrato in prima persona Giuseppe Genna ricostruisce la vicenda di Yara Gambirasio, la ragazzina che scomparve e dopo lungo tempo ritrovata cadavere in uno sterpaio di Brembate di Sopra, un paese del bergamasco. La ricerca e l’indagine che coinvolge i mass media e gli abitanti del luogo è ricostruita con gli ossessivi particolari di una tragedia che assume, nello sguardo implacabile del narratore, l’oscurità di un maleficio che coinvolge un’intera comunità. Il dramma dell’innocenza lordata dal clamore di un fiume di parole fa della storia di Yara un’allegoria italiana.»
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
A Genna la capacità di scrivere non manca, ma qui mi sembra che giri a vuoto. La ricostruzione del delitto è corretta, come anche il riconoscimento (non senza reticenze) che la condanna a Bossetti è basata su elementi puramente indiziarii (le tanto decantate tracce genetiche sono più controverse di quel che sembra). Suggestivo e non disprezzabile il collegamento con il focolaio pandemico nella bergamasca a distanza di dieci anni, ma alla fine anche questo, al di là degli esercizi di stile, sembra piuttosto buttato lì, dal momento che non viene proposta una diversa spiegazione dell'origine del delitto. Il Genna de Nel nome di Ismael e di Dies Irae è ormai lontano.
A Torino si dice: "Pisa pì curt" (trad. "piscia più corto") a chi si lancia in progetti troppo ambiziosi. Mi pare che questo sia il caso. Per arrivare a seguire la vicenda occorre faticare 180-190 pagine con questa "scrittura sincopata" che trovo noiosa, inutile esercizio di stile. Poi il libro diventa interessante e ben scritto fino alla conclusione, sostanzialmente, del racconto della drammatica vicenda di cronaca. Da lì riparte un inutile, sterile aggancio alle vicende del Covid in area bergamasca in un collegamento tanto flebile che occorre sforzarsi per ricordare che c'è. DI nuovo una scrittura, una narrazione che vorrebbe - credo - essere "epica" ma che davvero non aggiunge nulla. Andando a tagliare all'inizio e alla fine sarebbe venuto fuori un bel libro, così è un progetto molto ambizioso che alla fine non convince appieno.
Scrivo queste piccole recensioni da una decina di anni, e non ho mai parlato male di nessuno (se un libro non mi piace interrompo). In questo caso ho fatto un'eccezione, perchè la vicenda della povera Yara mi ha sempre molto incuriosito. Purtroppo però l'autore, che ha seguito a lungo questo caso (ma non ci spiega in che modo ha iniziato. per quale giornale o tv ha lavorato, ecc.) non aggiunge niente alla cronaca, non fa ipotesi per chiarire i fatti piu' oscuri (puo' un uomo di 44 anni aggredire una ragazzina sconosciuta, violentarla e ucciderla senza un motivo forte?); piuttosto si dilunga, davvero troppo, sulle proprie emozioni, con una prosa lirica piena di ripetizioni, metafore, dichiarazioni di pessimismo, che io personalmente ho trovato non adatte a questo genere di opera letteraria .
Recensioni
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