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Filippani-Ronconi è uno dei personaggi esemplari del clima culturale italiano di questi ultimi anni: dopo decenni di ordinaria attività accademica (libri di sintesi, qualche traduzione non originale) l'orientalista romano è passato recentemente ad un bric-à-brac saggistico di difficilissima collocazione: articoli sulla storia delle SS italiane, note di psicologia militare, studi "tradizionali", conferenze su temi singolarissimi (tipo: "Cosa significa essere oggi antichi romani?"), mentre un profluvio di interviste sul suo passato di legionario o sulla sua (assai meno eroica) attività di agente segreto negli anni della "strategia della tensione" gli hanno procurato un'eletta schiera di adepti pronti ad incoronarlo come "Il piu' grande orientalista italiano" (niente da eccepire, per carità: in mancanza di una Stella Kramrisch o di un Charles Malamoud tanto vale considerare Filippani-Ronconi come "il piu' grande"...). Il libro su Zarathustra era atteso da anni e quasi circonfuso da un alone leggendario, dato che avrebbe dovuto essere una sorta di testamento spirituale, ma riserva solo delusioni: si tratta di un'acritica riproposta di posizioni già note: dalla teoria delle tre funzioni di Dumèzil all' "età assiale" di Karl Jaspers al "mundus imaginalis" di Corbin, ma naturalemente senza la profondità e la dottrina di questi autori , il tutto in uno stile accademico e notarile. A chi fosse interessato alla religione di Zarathustra consiglio il vecchio ma onesto libro di Pettazzoni "Gli insegnamenti di Zarathustra nella storia religiosa dell'Iran" (MEB).
L'opera è deludente da piu' punti di vista: l'esposizione è piatta e spesso confusa, le note sono poche e scheletriche. E' il classico libro che non dice nulla a chi già conosce l'argomento, mentre risulta ostico al neofita; un esempio tra i tanti è la disinvoltura (se ha senso parlare di "disinvoltura" per un libro in cui si inciampa in farragini quasi ad ogni pagina) con cui l' Autore usa il termine "imaginale": questo termine risulta incomprensibile a chi non ha familiarità coi libri di Hery Corbin (cui l'autore si guarda bene dal richiamarsi), mentre al lettore informato non dice nulla di nuovo o di particolare (e fa rimpiangere la "clarté" e la dottrina dell'iranologo francese). Decisamente scadente è l' aspetto bibliografico: in un argomento vasto come la religione mazdea sarebbe stata opportuna un minimo di bibliografia critica, che facesse il punto sulla ricerca e indicasse al lettore altre opere di approfondimento: Filippani-Ronconi invece si è limitato a fare una semplice lista di testi la cui età media, oltretutto, è di 50 anni (50 anni !!!), il che fa supporre che questo libro sia stato redatto qualche decennio fa e pubblicato solo adesso.
Venerato in varie chiesuole e conventicole "tradizionali" come singolare figura di professorone- soldato- aristocratico, da qualche anno Filippani-Ronconi contribuisce in prima persona ad alimentare il proprio mito con tutta una serie di interviste e conferenze in cui elargisce sempre nuovi particolari sulle sue prodezze militari o sulle sue straordinarie capacità linguistiche (conoscerebbe varie decine di lingue). Ma di tutto questo, per fortuna, non troviamo traccia in questo "Zarathustra e il mazdeismo", se non nel celebrativo (e un po' patetico) profilo biografico contenuto nei risvolti di copertina. Nel capitolo introduttivo l'autore illustra - in modo molto confuso - alcuni tratti caratteristici del mazdeismo che avrebbero una particolare connotazione esoterica, ma c'è poco di originale: infatti l' Autore non fa che riprendere le categorie interpretative di Henry Corbin (mundus imaginalis, ierostoria, angelo-evento) e di Karl Jaspers (l'"età assiale" dei secc. VI -V A.C, in cui vissero Confucio, il Buddha, Eraclito e , appunto, Zarathustra), quanto ai risvolti sciamanici della figura di Zarathustra, questi erano già stati ampiamente illustrati, ad esempio, da Eliade. I capitoli successivi sono praticamente un resoconto delle attuali conoscenze sui contenuti e le modalità della predicazione di Zarathustra. La trattazione è molto arida e quasi notarile, mentre il vezzo pseudo-erudito di ricorrerre alla traslitterazione scientifica dei termini persiani (cui si sarebbe potuto tranquillamente rinunciare in un libro di sintesi come questo) contribuisce ad affaticare la lettura. Difficile immaginare per quest'opera altra funzione che quella di dispensa universitaria per gli studenti di iranistica.
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