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Anno edizione: 2013
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Drago continua a nararre con competenza, dopo Domenica sera. Zolle avvince, si lascia leggere con grande velocità ed entra con una scrittura autenticamente viva nel corpo della provincia piemontese.
"domenica sera" era stata davvero un'esperienza deprimente, un brutto libro, come pochi altri. ovviamente fare peggio era impossibile, peccato perché secondo me drago è uno che sa scrivere.
Ce ne sono voluti tre per sostituire Domenico di "Domenica sera" (Il romanzo precedente di Drago), ma non mi è mancato perchè questi tre scazzati funzionano. Mi è mancato qualche bar, le bevute comunque non mancano e poi il capitolo sui savonesi, la gita sulle Dolomiti, la presentazione del libro di poesie, continua a piacermi il modo in cui Drago strapazza e/o tratteggia i personaggi secondari e minori: i vari Belo Renso, Duretto, Rivera, i minus habens dell'addio al celibato, tutto il carrozzone di Maulasio, Giosuè e Letizia, Nadia e Giulietta, la Toyota. E l'indulgere di Samuele (Come gli fa dire l'autore, autoconsapevolezza) che è lo spago con cui viene legato il tutto su cui incombe il fantasma di Maulasio che rimbambinisce tutti. Avrei letto volentieri qualcosa in più sul rimpozzare in sè stesso di D'Argaz, sticazz... dirà l'autore, o sul rapporto Maulasio-madre, ma va bè che poi con il modo spartano e veloce con cui fila tutto mi sta bene così, poi con dei nomi del genere... D'Argaz, Duretto, che belli i nomi! Come quando dissero a Bukoski che bello il nome John Fante, com'è che te lo sei inventato!
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