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Primo libro di Winslow letto. Che dire? Semplicemente che sembrava di leggere un film di Tarantino.
Fino ad ora il peggiore di Winslow che ho letto.troppo inverosimile la trama e sembra scritto apposta con un taglio cinematografico che ho trovato un pò falso e irritante. Alla fine è scorrevole e si può anche leggere ma nel genere,e di questo autore c'è decisamente di meglio
Costruzione narrativa perfetta, adrenalinico con un ritmo accativante e tambureggiante e un riuscito mix di tensione, sesso ,ironia.Sconsigliato a persone particoralmente impressionabili ma molto gradevole per amanti del genere. E" il primo romanzo di winslow che leggo, seguiranno certamente tutti gli altri.
Recensioni
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E venne.
E venne il giorno.
E venne il giorno che la letteratura si prese la rivincita sulla società delle immagini, stabilì il suo primato sulla società dei consumi, divorò e metabolizzò la società liquida di Zygmunt Baumann, e prese a calci nel sedere anche la società dei magnaccioni, aggiungerebbe Don Winslow, se fosse solito bordeggiare a Trastevere invece che nella corrotta, sfinita, ricchissima e stupenda Orange County, California, Stati Uniti d’America.
"Calci nel sedere" e “bordeggiare”, tanto per intenderci, non sono espressioni di cui Winslow approverebbe l’uso, avendo egli a disposizione un intero arsenale di sinonimi affilati come rasoi con i quali aprire squarci nelle nostre coscienze intorpidite dalla televisione e frollate da internet.
Le belve (Savages, in lingua originale) racconta una storia che muove dalla leggenda di Butch Cassidy e Sundance Kid, per trasporne il mito romantico in salsa hippie-narcos: una corsa a rotta di collo fra coltivazioni idroponiche di marijuana, affinità elettive, adrenaliniche sparatorie, ménages à trois incandescenti e sanguinosi bracci di ferro con trafficanti più cinici dei coyotes.
Ben e Chon, giovani yanquis scaltri e coriacei con un gran fiuto per gli affari, formano una società che non può essere quotata in borsa, però macina un milione dopo l’altro, trovando persino il modo di foraggiare attività filantropiche coi proventi delle sue attività.
I due amici, che non potrebbero essere più diversi per carattere e inclinazioni, producono la miglior erba che si trovi sul mercato da questa parte della frontiera con il Messico: la parte giusta, quella delle giornate al sole sulle spiagge di Laguna e delle terrazze con vista panoramica sul sole della (Alta) California, che però dista troppo poco dalla Baja (California) e dai territori governati dalla spietata legge del Cartello. Giusto un tiro di schioppo.
Come facciamo a misurare esattamente questo spazio? Be’, è abbastanza ovvio: di tiri schioppo – in entrambe le direzioni – ne voleranno parecchi. Possiamo aggiungere che anche “tiri di schioppo” è un eufemismo, proprio come “calci nel sedere” e qualunque altra espressione figurata si possa utilizzare per raccontare quel che racconta Winslow.
Anzi, stabiliamo una regola: d’ora in poi, qualunque parola che tradisca nella lettera ma non nel senso il dettato winslowiano, la marcheremo con una (E) tra parentesi. La “E” di eufemismo. Per amor di brevità.
E adesso andiamo avanti. Non finisce mica qui, la storia.
Ben e Chon, oltre alla Srl (Società a Responsabilità Latente) si dividono anche le attenzioni (E) e l’amore di O. “O” non ha nulla a che vedere con la protagonista dei romanzi erotici di Pauline Réage: quella vocale aperta diventa sulla pagina quasi un espediente tipografico che riassume ed evoca il carattere voracemente orale di questa eroina 2.0.
Quella “O” è come una voragine che ci risucchia nell’onnivoro pensiero di Ophelia, ragazza che si è abbreviata il nome per non fare la fine della fidanzata di Amleto, e in aperto contrasto con “Paqu”, sua madre, alle cui gonne capienti (e costose) ha appiccicato un acronimo per definire la sua natura di “Regina passiva aggressiva dell’universo” (Passive Aggressive Queen of the Universe).
No, O non sta alle regole del gioco dettate da Paqu, e non intende lasciarsi trasportare da nessuna corrente che non sia quell'aria che le scompiglia i capelli mentre corre sulla sua decapottabile. L’unica cosa che le interessi veramente è stare assieme a Ben e Chon, e godersi ogni istante della dolce vita (E) che i due le offrono su di un piatto d’argento.
Ma – com’è noto – tutto ha un prezzo, e alcuni prezzi sono particolarmente duri da pagare.
Già, perché il cartello della Baja, potentissima organizzazione criminale messicana, avanza a Ben e Chon una modesta proposta (E), che se non verrà accettata porterà grandi dispiaceri (E) ad ambedue. Anzi: a tutti e tre.
C’è una rutilante violenza pop, dalle tinte accese e dal ritmo forsennato, che però è innanzitutto un dato stilistico. Winslow scrive senza nessuna soggezione nei confronti di quei linguaggi cui attinge a piene mani, rielabora tutte le figure retoriche che il moderno gli mette a disposizione, e dà fondo a un repertorio di cui non è facile trovare l’eguale, oggi, nella letteratura di genere (né nella letteratura tout court, se è per questo).
Non c’è da stupirsi che Oliver Stone sia corso a opzionare Savages per farne il suo prossimo film, e sarà interessante vedere cosa il regista di Natural born killers riuscirà a tirar fuori da una simile mercuriale e velocissima materia narrativa. Noi scommettiamo sulla superiore qualità del libro, comunque.
A cura di Wuz.it
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