La struttura sa un po' di catechesi: Bini Smaghi, membro del comitato esecutivo della Bce dal 2005 al 2011, ha ideato un saggio a finalità divulgativa, articolandolo in 33 capitoletti. All'inizio di ogni capitolo viene esposta in breve una delle critiche più frequenti rivolte al processo di integrazione, all'impatto con la moneta unica, all'attività della Bce, ai vincoli di bilancio, al sistema dei rapporti tra i paesi membri e, infine, alla posizione dell'Italia. E a ognuna di queste obiezioni è data una risposta che punta a spiegare come stanno effettivamente le cose. L'autore, attingendo alla sua esperienza, dà un'interpretazione aderente alla lettera dei Trattati e consapevole di limiti, raggiungimenti e problemi aperti. Il tono è sobriamente didattico, non polemico, e certamente utile per chiarire o precisare. Si potranno condividere o meno talune pacate repliche dell'autore, ma non se ne può negare la coerenza. Com'è facile immaginare, l'economista fiorentino smonta luoghi comuni semplicistici e rozze giaculatorie demagogiche. Quanto alla pars destruens il suo discorso coglie spesso nel segno. In tempi nei quali le istituzioni europee sono considerate dominio incontrastato di élite sorde alle procedure della democrazia, non è sbagliato far osservare che in Italia, ad esempio, il Trattato di Maastricht fu ratificato dalla Camera dei deputati con 406 voti a favore, 46 contrari e 18 astenuti. Ed è corretto ricordare quanto allora disse Ciampi nelle vesti di ministro dell'economia: "L'euro non è un paradiso, ma un purgatorio". Occorreva rimboccarsi le maniche e mettere in cantiere riforme incisive, risanare, tagliare, compiere scelte innovatrici. In mancanza di una severa e conseguente presa di coscienza scaricare il peso della crisi attuale sulle élite di Bruxelles, o di Francoforte, è comodo e appare un alibi. Roberto Barzanti
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