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Anno edizione: 2018
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Sette capitoli, sette racconti apparentemente sconnessi tra loro ma che trovano unità nella settima e ultima storia, la più lunga e la più intricata. Ogni capitolo è stato un viaggio, è stato un modo, seppur fantastico, di riflettere su tematiche importanti perché si parla di credenze, di bellezza, di legami, di giustizia. L’autore, Tristan Garcia, è in grado di trasportarci in modi differenti, in situazioni al limite del normale ma seppur sempre connessi alla realtà, con elementi della quotidianità per entrare maggiormente in rapporto con il lettore.
Sinceramente mi aspettavo di più, non ho trovato spunti filosofici o spirituali chissà quanto profondi o innovativi però sicuramente è stata una lettura divertente sopratutto quando è arrivato il momento di tirare le fila della vicenda.
Non sempre grandi trame corrispondono ad un grande libro. Cosa voglio dire? Voglio dire che 7 di Tristan Garcia aveva tutti i requisiti per essere un gran bel libro: una costruzione narrativa molto allettante, un'idea che se sapientemente sviluppata avrebbe potuto davvero creare qualcosa. Il problema è che un castello si costruisce dalle fondamenta ed un castello vuoto sarà pur bello, ma rimane vuoto. Io in questo romanzo, molto apprezzato in realtà in Francia e non solo in Francia, ho sentito un vuoto di fondo, una voragine di significato, una fragilità dalla prima all'ultima riga che non trova riparo in nessun angolo di pagina. Cosa mancherebbe secondo me? Manca semplicemente una Voce, quella che ogni scrittore vorrebbe possedere e dovrebbe possedere, una voce autoritaria e consapevole, chiara e definita, una voce insomma che sappia il fatto suo e che sia in grado di sopportare tutto quello che sta raccontando. Potrebbe essere una traduzione poco efficace? Potrebbe. Ma in questo caso il beneficio del dubbio non è sufficiente.
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