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Anno edizione: 2023
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È più forte di me: più un autore è dimenticato e la sua opera messa da parte, più ne sono attratto irresistibilmente. Onore alle "Edizioni Theoria” che ha deciso di ripubblicare questo primo romanzo del 1926 di Georges Bernanos (1888-1948), il suo capolavoro, “[…] grazie al quale egli si impose come uno dei migliori narratori francesi del periodo fra le due guerre […]” (dalle note biografiche della prima edizione TEA del 1994). Ricordo che proprio nella vecchia edizione TEA del 1994, da me letta, era presente un’introduzione del “diffidente” Tommaso Gallarati Scotti, noto intellettuale di sensibilità "moderatamente" modernista che, tra l’altro, fondò la rivista “Il Rinnovamento” che venne all’epoca condannata dalla Santa Sede. Nell’anzidetta introduzione, il Principe di Molfetta, si chiedeva se il Bernanos avesse voluto, dopo il Fogazzaro, “proporre un esempio di santo immaginario da seguire”. Io ritengo che la figura drammatica del protagonista, l’abate Donissan, col suo tormentato rigore morale, si contrapponga letterariamente al “Piero” di Fogazzaro e rappresenti, in un certo senso, la componente più tradizionale della Chiesa cattolica, quella che fino al Pontificato di Pio XII aveva sempre prevalso nel segno della continuità millenaria. A mio avviso, qui Bernanos è un "anti-Fogazzaro" e questo suo romanzo religioso e “metafisico”, oltre che psicologico, lo consiglio particolarmente ai cattolici spiritualisti e tradizionali. mentre piacerà meno a razionalisti, atei e neomodernisti. L’edizione da me letta aveva l’elegante traduzione di Cesare Vico Lodovici, ma temo che ai lettori di oggi molti termini risultino vetusti per cui mi auguro che questa nuova edizione sia più accessibile. Una nota di curiosità: da questo libro è stato tratto un film del 1987, vincitore a Cannes, da titolo omonimo e con protagonista un giovane Gerard Depardieu. Io non sono mai riuscito a vederlo, ma all’epoca ebbe poco successo ed oggi è introvabile. Da leggere.
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