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Anno edizione: 2015
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Fulvio Tomizza è un narratore di particolare spessore e mi ha incantato con romanzi stupendi fra i quali cito soprattutto La quinta stagione, Materada, La miglior vita e Franziska. Sostanzialmente è uno di quegli autori che, legato alla propria terra d'origine, ne ripercorre la storia, soprattutto quella del XX secolo e solo raramente si avventura in epoche di molto precedenti. Con L'abate Roys e il fatto innominabile si porta nel XVI secolo, in luoghi ben diversi dai suoi soliti, anche se abbastanza prossimi e con una vicenda che parte da un fatto reale tutto sommato non di particolare rilievo, ma comunque che può interessare per le sue peculiarità. Più che una storia è una storiellina, eppure anch'essa ha un suo significato, perché in un mondo in cui il potere regola il corso delle cose anche un vescovo non può imporsi a un subordinato, quando questi ha un fratello che a Roma conta, e poi in fondo una schermaglia inconcludente finisce con il dare un po' di sapore a una vita asfittica di due comprimari nel multiforme organico degli ecclesiastici. Non è certo molto e qualche cosa di più era lecito attendersi da uno scrittore del calibro di Tomizza; comunque L'abate Roys e il fatto innominabile è uno di quei testi scorrevoli che si leggono anche con un certo piacere e che consentono di trascorrere alcune ore senza un particolare impegno.
Uno dei libri minori del Tomizza, del 1994, corto, simpatico, un Camilleri ante litteram, in cui si ricostruisce la vicenda, prendendo le mosse da alcuni fatti storici legati all'Abbazia di Summaga a Potogruaro, verso la fine del 1500. Un autore da riscoprire ed un libro piacevole, che tratteggia con dovizia l'epoca in questione senza risultare mai noioso. Consigliato
Ricostruito da documenti sotrici un piccolo libro che si legge in fretta, semplice e reale, per chi ama l'atmosfera medievale
Recensioni
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