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Un testo in bilico tra saggio e narrativa. L'equilibrio regge. Molto interessante.
Una vicenda tra le più tragiche della storia di Venezia ove le figure dei comandanti della città Marcantonio Bragadin, Astorre Baglioni e Lorenzo Tiepolo si stagliano come epiche testimonianze di orgoglio, fierezza, senso del dovere. La narrazione, sviluppata in forma di diario e corredata da interessantissime appendici, è tesa, essenziale, in un crescendo drammatico e angosciante. Un libro fondamentale per capire la grandezza della Serenissima e dei suoi Uomini.
Vorrei segnalare a tutti gli appassionati di storia questo libro recentemente uscito e denso di possibili collegamenti con i tanti interrogativi che percorrono il nostro tempo a proposito del cosiddetto scontro di civiltà. Un libro per certi versi “feroce”, dove l’elaborazione letteraria – pure presente – non si allontana mai dai fatti crudi della cronaca vera, e questo per via delle abbondanti citazioni delle fonti presenti nelle note a piè di pagina e in appendice. Una sorta di libro doppio: racconto nella parte alta della pagina, saggio storico nella parte bassa e nella parte finale. Un libro per nulla politicamente corretto, dato che, talora, esserlo, fa scivolare verso il moralmente ipocrita. Una storia di tradimento e di infamia, di vendetta e sadismo. Una storia di Mussulmani e Cristiani alla fine del ‘500, che serve a capire le radici lontane di una diversità, che è insensato negare. In sintesi la vicenda, "Cipro, 1571, una guarnigione di seimila uomini asserragliata dentro la città di Famagosta, resiste per dieci mesi all’assedio di centomila turchi. Logorato da mesi di bombardamento, senza più viveri e munizioni, il comandante della fortezza, il veneziano Marcantonio Bragadin, si arrende ad onorevoli condizioni e, secondo gli usi, si reca al campo turco a consegnare le chiavi della città. Qui, con improvviso voltafaccia, il Pascià rompe i patti, ordinando la strage degli Italiani e il sacco della città. Tenuto in vita per altri undici giorni, il Bragadin viene infine messo a morte con supplizio di inaudita barbarie.Il fatto avviene il 17 Agosto 1571. Mancano 51 giorni a Lepanto."
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