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L'Accademia medicea del disegno a Firenze nel Cinquecento. Idea e istituzione
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1987
1 marzo 1987
2 voll., 558 p., ill.
9788822234834

Voce della critica


scheda di Varallo, F., L'Indice 1988, n. 9

Come quei fatti di cui ognuno parla, ma nessuno realmente conosce, l'Accademia del Disegno, la più importante tra le istituzioni di tale natura, era stata finora oggetto solo di studi alquanto parziali. La sua fondazione si inserisce nel progetto di modernizzazione dello Stato mediceo avviato da Cosimo I, e svolge una precisa funzione anche nel programma di riforma tridentina perseguito dal Duca. Il sovrano, patrocinando lo sviluppo delle arti e dando prova di illuminato mecenatismo, assicurava alla monarchia lode e prestigio; di rimbalzo l'Accademia, nel farsi interprete della politica culturale del suo signore, rivendicava il ruolo di istituzione ufficiale e di custode della tradizione nazionale, reso evidente nel grandioso apparato per le feste matrimoniali del 1565, ideato da Vincenzo Borghini. Gli interventi raccolti nel primo volume, elaborati in fasi diverse e per questo segnati da una certa eterogeneità che a volte rende faticoso l'organizzarsi di un discorso unitario prendono le mosse dai primordi dell'Accademia e dalla rivalutazione della figura del Bandinelli, quindi proseguono con l'analisi delle esequie di Michelangelo della cappella funeraria della SS. Trinità, veri manifesti programmatici, del ruolo del Vasari e della teoria dell'arte e della funzione didattica che l'istituzione si prefiggeva. Il secondo volume propone un'antologia di documenti suddivisi in tre sezioni che, procedendo da brani dello Statuto dell'Arte dei Medici e Speziali, giunge a produrre testimonianze dell'espansione dell'idea di accademia fuori dell'ambito fiorentino.

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