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Libro di non facile lettura, molto influenzato da Proust, in cui lo stile rococò per i continui giochi di parole, l’uso di arcaicismi, ed interi capitoli con digressioni teoriche ( in particolare quello su tempo e spazio) rendono a tratti pesante l’avanzare. Il tema dell’amore incestuoso e adolescenziale tra due cugini/fratelli concentrato nella prima parte, diventa il file rouge di due vite trascorse nell’attesa di ritrovarsi in vecchiaia. Un mondo geograficamente immaginario che inizialmente spiazza, poi rende curiosa questa famiglia ibrida di russi-americani. Sicuramente grande letteratura, ma troppo prolisso.
Si vede che è un bel libro, ma arrivato a circa un quarto volevo già abbandonarlo; mi sono fatto forza e sono arrivato a tipo pagina 400... è sempre la stessa solfa, non penso che lo finirò.
Assomiglia a un lungo film di Tarkovskij inframmezzato da scene di erotismo che ne accrescono il fascino. Il tutto, con lo stile ammaliante del Conte delle Lettere, sua eminenza Vladimir Nabokov.
Recensioni
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"Tutto ciò che Van trasse da quei contatti con la letteratura fu una sensazione di noiosa vuotaggine. Durante la stesura del libro aveva dovuto faticosamente ammettere quanto poco sapesse del pianeta sul quale viveva, proprio nel momento in cui cercava di ricostruirne un altro con frammenti difformi sottratti a cervelli malati."
Nabokov è autore troppo noto (forse più noto che letto) per non sentire l'immediato desiderio di affrontare l'impegnativa lettura di questa recente edizione italiana di Ada o ardore, un romanzo scritto nel 1969 e solo oggi pubblicato in una abilissima ed elegante traduzione italiana. Scritto quattordici anni dopo Lolita, quando ormai la notorietà, lo scandalo intorno al suo nome e la schiera di appassionati e fedelissimi lettori gli concedevano la piena libertà creativa, questo romanzo appare davvero una summa dell'arte compositiva di Nabokov.
La vicenda è collocata in un "paese che non c'è", una geografia fantastica, con toponimi allusivi e ironici che pare ricordare l'America, un luogo però in cui c'è una forte colonia di russi, che si muovono come se fossero in un loro territorio (oppure è così: sembra America, ma ci troviamo in Russia), spesso parlano tra loro in russo o in francese (lingua che gli intellettuali o gli aristocratici utilizzavano abitualmente), viaggiano, e anche i paesaggi o la fauna descritti appaiono difficilmente collocabili.
La quinta parte del volume "non è da intendersi come un epilogo; è la vera introduzione" ad Ada o ardore, una cronaca familiare, dice l'autore; e le precedenti quasi seicento pagine raccontano le vicende, ripercorse mentalmente dal protagonista, e talvolta narratore, Van (che ha ormai novantasette anni) di una famiglia nell'arco di quasi un secolo se la passione, che appunto si dimostrerà eterna, tra Van e la cugina/sorella Ada è esplosa ancora in età infantile. Ma non è la trama l'elemento di maggiore interesse, anzi talvolta quasi infastidisce, perché l'attenzione del lettore è indirizzata dall'autore sul gusto quasi morboso del particolare, del dettaglio sia linguistico che descrittivo, sul gioco ad aggiungere, più che a elidere, sullo studio delle reazioni spesso mascherate e nascoste ad emozioni o a stimoli. Dall'erotismo più ingenuo (la scoperta del sesso nella giovanissima Ada), perversamente ingenuo, falsamente e volutamente casto, anche nella descrizione della "rivelazione" del sesso maschile, per quella bambina dai capelli lucenti di nera seta, alla sessualità raffinata e quasi feticista dell'età più adulta, in cui l'amore è anche tradimento o gioco e in cui i partecipanti possono/devono essere più di due perché la fantasia possa meglio esprimersi, in questo romanzo si dà spazio all'essere in atto e non, come spesso in Lolita, all'immaginazione e alla tensione all'atto.
Ma non di meno i giochi mentali dei personaggi appaiono ininfluenti, anzi, ogni gesto è preceduto e seguito da mille fantasie, mille analogie, mille rimandi a pensieri, luoghi, circostanze, persone diverse.
Il mondo dello spettacolo, il cinema, la letteratura, appaiono sfondo frequente alle azioni: la finzione all'interno di una situazione immaginaria, come il romanzo, crea un gioco di specchi sublime.
Ma il romanzo è anche amore, o meglio, ardore. Qualcosa che brucia, ma non consuma e non si consuma, qualcosa che può assopirsi, ma non spegnersi, e invece è fuoco vitale, linfa che sa attraversare le morti (necessariamente premature e tragiche), ma non si lascia uccidere.
Un romanzo importante, questo di Nabokov, che pur nelle numerose citazioni, Proust innanzitutto, ricorda maggiormente Joyce e la sua concezione del tempo, un romanzo emblematico del peso e del ruolo della tradizione e nello stesso tempo della frattura irrimediabile che il Novecento ha compiuto (il tema del tempo, dello spazio e della relatività non è casuale).
A cura di Wuz.it
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